«Le vicende dell’ultimo Consiglio comunale che hanno portato alle dimissioni del Capogruppo PD e alla spaccatura della maggioranza confermano ciò che da tempo si è sollevato in Consiglio e che avevo denunciato di recente: oggi più che mai, l’Amministrazione Bruno si regge sul compromesso politico tra le diverse aree del centrosinistra, in lotta tra loro. Il tutto naturalmente a discapito della Città di Andria e degli andriesi; si procede con l’ordinario senza alcuna visione». Lo scrive in una nota Andrea Barchetta, consigliere comunale di Fratelli d’Italia.

«A far traboccare la goccia dal vaso è stata la modifica del Regolamento Tari con la definizione delle famose “aree scoperte non soggette al tributo” (Art. 5) in cui rientrano, in primis, gli oratori. Se la volontà era quella di preservare le “agenzie educative” (come gli oratori) bastava approvare il nostro emendamento presentato un anno fa, anziché ricorrere a “scorciatoie” per accontentare le volontà delle varie liste e le marchette elettorali della maggioranza. E invece, si votò contro. Queste futili giustificazioni mettono in difficoltà anche gli uffici comunali nell’applicazione di quanto approvato. E con un’aggravante: ad avallare il tutto è stato anche il neo assessore al Bilancio, che in qualità di professionista avrebbe dovuto sollevare i dubbi in questione».

Barchetta, dunque, spiega nel merito: «Basta leggere l’emendamento del Partito Democratico, quello che ha fatto ritirare i cinque dello stesso partito presentati poco prima, per avere conferma di quanto affermo. Si includono di “enti del terzo settore e/o associazioni” quando i primi già rientrano nella seconda fattispecie a meno che non trattasi di associazioni che non si adeguano alla Riforma del Terzo settore. A quel punto, perché dovrebbero usufruire di agevolazioni se non hanno obblighi di iscrizione al Registro Unico Nazionale, che tra l’altro non viene mai citato nel provvedimento? Gli albi cittadini delle associazioni sono strumenti ormai superati dalla Legge a tutti i livelli, soprattutto se trattasi di agevolazioni fiscali o partecipazioni a bandi, perché non sono in grado di dare garanzie sullo scopo di lucro. Inoltre, nell’elencazione dei requisiti utili ad ottenere il beneficio di esenzione, si fa riferimento alle associazioni che “non abbiano entrate proprie oltre a quelle derivanti dalle quote associative” che non ha nessun fondamento dal punto di vista giuridico ed economico, in quanto ogni ente può ricevere ogni forma di contribuzione anche e soprattutto se utile al sostenimento economico di una sede, visto che quelli che beneficiano di una sede comunale sono esclusi dall’esenzione.

La confusione regna sovrana anche quando si cita il “Bilancio sociale” il quale ad oggi per legge è solo obbligatorio per le Cooperative sociali che sono anche tenute al deposito in Camera di Commercio, ma gli altri enti del terzo settore non hanno questo obbligo e soprattutto bastava indicare il bilancio annuale. Ancora, tra la documentazione da produrre si chiede di certificare il falso perché per l’Agenzia delle Entrate l’elenco delle Onlus non è più esistente, in quanto è stato migrato tutto al Registro unico nazionale. E tra l’altro non tutti gli enti del Terzo settore sono onlus. E infine, perché si parla di esclusioni dal beneficio per chi è stato destinatario di “altre agevolazioni/provvidenze comunali” come le sedi, i contributi e altre esenzioni e non si fanno rientrare i destinatari di beni confiscati, o di donazioni di beni o suoli da parte dell’Ente visto che in questi casi si implementano attività economiche utili naturalmente al sostenimento delle stesse attività ma soprattutto perché sono fattispecie già verificatesi nel nostro Comune?

Insomma, si è creata una vera e propria confusione che va a mettere a repentaglio le casse comunali solo e unicamente per far fronte alle “marchette elettorali” della maggioranza. Questa situazione non fa ben sperare in un futuro roseo per la nostra Città alla luce della maggior parte degli atti deliberati dall’Amministrazione Bruno come quelli richiamati, ma soprattutto perché il compromesso politico tra le “aree” del Centrosinistra sarà messo a dura prova sia nella imminente approvazione del Regolamento per l’assegnazione delle aree del Pip che nella scelta del prossimo Amministratore Unico della Società Andria Multiservice».