«Qualche mese fa, in un nostro precedente articolo, suggerivamo una più attenta riflessione sul piano di dimensionamento degli Istituti scolastici ad Andria. Abbiamo preso atto che numerose scuole hanno formulato nuove ipotesi di accorpamento, e i Consigli di Circolo delle scuole interessate hanno prodotto delibere volte a spingere l’Amministrazione Comunale a rivedere il dimensionamento in prima istanza elaborato». Una lunga nota del Movimento “La scuola per la scuola” che esprime tutto il rammarico per una decisione dell’amministrazione nata senza confronto.

«Con rammarico prendiamo atto che, nonostante l’esplicito invito da parte dei diretti interessati, famiglie, personale delle scuole, sindacati, associazioni di riferimento, l’Assessorato ripropone lo stesso dimensionamento con uno stile che non riconosciamo nelle forze che guidano la città – spiegano ancora dal Movimento – L’impressione, oramai certezza, è che si guardi solo ai numeri e a una razionalizzazione di natura contabile dell’operazione, funzionale esclusivamente alla economicità del nuovo assetto. La Scuola è del territorio di appartenenza, non degli Assessori o dei Consiglieri, perciò non è possibile modificare l’assetto scolastico territoriale senza ascoltare i residenti, le famiglie e il personale che lavora».

«Ciascun Piano dell’Offerta Formativa nasce in seno ai Consigli di Circolo o di Istituto nelle linee generali e tiene conto, oltre che degli indirizzi statali, delle esigenze del territorio – dice ancora il Movimento – Il dimensionamento e gli ipotetici accorpamenti non possono prescindere da chi fruisce del servizio ed opera nella scuola. L’identità di una scuola si costruisce negli anni: il know-how è il frutto della progettualità condivisa, dell’interazione tra tutti gli stakeholder e della corrispondente offerta per anni perpetuata e perfezionata. Come è possibile pensare, con un semplice “taglia/incolla”, di superare tutto questo?».

«Strappare per esempio (sì, perché di strappo, scippo, si tratta), una scuola dell’infanzia come la  “Mauro Carella” di via Bisceglie ad un territorio per attribuirlo ad un altro completamente avulso, amputare un’istituzione scolastica della sua più longeva fucina, offendere la storia della stessa Scuola Carella non riconoscendole il passato prestigioso e il fulgido presente, umiliare docenti preparate, competenti, innamorate del loro lavoro e orgogliose di appartenere a una comunità scolastica coesa e solidale, schiacciare, nel nome di quei numeri, la dignità di intere famiglie e soprattutto, spegnere il sorriso di tanti bimbi che non ritroveranno più né maestre, né riferimenti, è il segno che qualcosa non va. Va considerato, inoltre, che una rimodulazione delle sezioni comporterebbe una variazione dell’organico con il rischio di avere personale in esubero. Non andrà certo meglio anche per le altre scuole come la Don Tonino Bello, comunque costrette ad una revisione dell’organico: i bambini perderebbero le insegnanti e l’accorpamento si avrebbe tra realtà territoriali con problematiche diverse. L’anima pedagogica, educativa e didattica cambierebbe completamente aspetto».

«Per non parlare di tutta la ulteriore mole di lavoro che le segreterie scolastiche dovranno affrontare con il cambio dei codici meccanografici, l’aggiornamento degli archivi e l’adeguamento alle nuove realtà. Se la Regione traccia linee guida discutibili, perché la nostra città deve diventare complice di tali brutture? Dove è finito il coraggio di cambiare? Dove è andata a finire la Centralità della Persona, leitmotiv delle campagne elettorali? La “partecipazione” e la “cittadinanza attiva” (tanto invocata per il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche) non dev’essere solo  formale a integrazione  dell’iter burocratico, ma sostanziale  al fine di rimodulare quanto unilateralmente proposto dall’Amministrazione in conformità alle esigenze del territorio. Confidiamo nella disponibilità dell’Assessorato alla riapertura di un efficace tavolo di confronto. Il sorriso dei più piccoli vale la battaglia».