«Nel rispetto del tempo concesso (31.1.2021), in data 30 gennaio ho inoltrato alla Corte dei Conti i chiarimenti al piano di riequilibrio dalla stessa richiesti. Il piano è sempre quello del 2018 presentato dall’allora amministrazione di centro-destra. Un piano apparso subito superficiale, impreciso, incompleto. Tanto da ricevere il parere negativo da parte del Ministero dell’Interno, nonchè reiterate richieste di integrazioni e chiarimenti. Oggi ci troviamo proprio in questa fase: rispondere alla ulteriore istruttoria disposta dall’organo regionale di controllo. Non stiamo facendo un nuovo piano. Non è il nostro piano!». Scrive così, in una nota, il Sindaco di Andria Giovanna Bruno.

«Abbiamo adempiuto all’incombenza con puntualità e dovizia di particolari, recependo le indicazioni degli uffici chiamati in primis a fornire spiegazioni e allegare documenti. Lo abbiamo fatto affidando il lavoro di regia e collazione alla nuova dirigente del settore economico finanziario, arrivata solo due settimane addietro, dopo una regolare procedura di reclutamento rigorosamente autorizzata da Cosfel (i comuni in pre-dissesto, infatti, non possono fare scelte autonome sul personale). Ebbene sì, perché quando la mia amministrazione si è insediata non c’era nemmeno il dirigente del settore trainante, del motore per eccellenza di un comune. Per non parlare della carenza di personale un po’ in tutti i settori e della demotivazione totale dei pochi superstiti. Anche il Covid, purtroppo, ha giocato un importante rallentamento di tutte le operazioni di revisione dei dati. Ma abbiamo fatto il dovuto, con rigore e scrupolo.

Il piano predisposto nel 2018, nel suo impianto, non regge. E non bastano le integrazioni fornite a migliorarlo. Le criticità sono tante e delicate .

Come indicato dal Testo Unico degli Enti Locali (TUEL), un’amministrazione che si insedia, qualora non sia pervenuta ancora la pronuncia definitiva di approvazione o diniego del piano (come nel nostro caso), ha facoltà di rimodularlo presentando la relativa delibera, approvata dal Consiglio Comunale, nei 60 giorni successivi alla sottoscrizione da parte del sindaco della relazione di inizio mandato (ho sottoscritto la relazione l’11.1.2021, il novantesimo giorno di questo mio mandato). Quindi i tempi sono strettissimi: poco prima del 15 marzo la politica dovrà decidere se tentare un salvataggio in extremis dell’Ente, con tutto ciò che significa.

La scelta dovrà basarsi sulla valutazione puntuale di ciò che comporta essere in pre-dissesto (gli effetti li stiamo già subendo da due anni a questa parte e sono difficili da ingoiare) e ciò che potrà comportare un dissesto. In questo secondo caso il Comune potrà partire sì libero dai debiti pregressi, ma sarà libero anche dai crediti e dal suo patrimonio, che verranno ceduti all’organismo straordinario di liquidazione (OSL) per consentire la liquidazione. Cosa affatto gradevole da digerire. Insieme a tanti altri risvolti.

Decidere di misurarsi con una rimodulazione del piano, deve essere chiaro, passa dalla consapevolezza per TUTTI che ci aspettano tempi difficili di rinunce, di privazioni, di riorganizzazione generale, di collaborazione ad ampio raggio. Un comune in pre-dissesto o in dissesto non vive una situazione normale. I servizi sono tagliati all’osso, le tasse aumentate al massimo (se e quando possibile). Questo solo per fare degli esempi immediati e di facile comprensione.

L’attuale piano di riequilibrio (quello del 2018) prevede un risanamento del pesante debito in 15 anni, con accesso al Fondo di Rotazione (per cui il Comune ha ottenuto € 15.049.650 utilizzandone, ad oggi, solo € 2.858.000 per debiti fuori bilancio e per debiti di spesa corrente relativi ad alcune transazioni andate a buon fine). A titolo di anticipazione di liquidità, il Comune ha ottenuto € 8.850.566,55 utilizzati per pagare fatture 2019, quindi debiti di funzionamento (con un residuo attuale di €1.600.000 circa). Il disavanzo accertato al 31.12.2019 è di € 73.389.601,08 cui probabilmente aggiungere passività potenziali ancora in corso di definizione, tra cui rilevante è quella derivante da un non allineamento tra la contabilità dell’Ente Comune e la contabilità dell’ARO sul servizio di igiene urbana.

La nota inviata alla Corte dei Conti evade punto per punto le diverse richieste di puntualizzazioni ricevute, precisando dettagliatamente aspetti che riguardano la massa passiva da ripianare, i debiti fuori bilancio, i debiti di funzionamento, il fondo contenzioso e passività potenziali, l’operazione di revisione straordinaria dei residui, il contenzioso Italgas e Daneco, il fondo crediti di dubbia esigibilità (che ammonta ad € 63.301.280,64), l’anticipazione di liquidità, il fondo di rotazione, la dismissione di immobili, la razionalizzazione della spesa e incremento delle entrate.

Una operazione gestionale, seguita passo passo dall’amministrazione, sfociata in 60 pagine di relazione e tantissime altre di allegati minuziosi.

Un lavoro che è servito ad avere un quadro decisamente più chiaro del passato, anche per poter assumere le importanti decisioni che ci attendono.

Il Piano del 2018, che era apparso subito in tutto il suo intento esclusivamente elusivo del dissesto, non reggeva affatto e continua a non essere sostenibile nel suo impianto. Ci tengo a ribadirlo, per dovere di onestà.

Questi sono i danni provocati da 9 anni di malgoverno, questo il contesto in cui siamo chiamati a muoverci per operare le scelte più opportune. I 27.000 avvisi di accertamento del 2015 sono solo uno degli aspetti evidenti delle reiterate omissioni della precedente amministrazione di centro destra, da questo non si scappa, sia ben chiaro. C’erano i margini per quella amministrazione di evitare quel pasticcio (ma si decise di non farlo perché si doveva votare nel 2015 e quindi non si potevano aumentare le aliquote nei tempi previsti dalla legge!); si poteva porre rimedio nel 2018, quando ci fu la pronuncia del TAR sul ricorso presentato dal MEF e anche lì niente. Omissione totale. E ora qualcuno si permette di parlare su atti dovuti, atti che se non inviati avrebbero fatto incorrere l’ente in un ulteriore danno, quello erariale.

A proposito di danni che vengono dal passato, per non dimenticare, potremmo parlare della riduzione dei servizi, della Multiservice svalorizzata nel tempo, del patrimonio immobiliare degradato, delle entrate non migliorate, dei tributi non controllati, del personale ridotto e mortificato, degli investimenti persi, delle previsioni di bilancio sballate e di tantissimo altro. Questo è! Ma non scoraggiamoci.

Ci aspettano giorni intensi di lavoro in cui chiediamo rispetto e collaborazione, piuttosto che critiche da parte di chi deve avere la decenza di tacere, almeno quella. Per lealtà nei confronti della Città! Qualcuno lo tenga bene a mente: se precipitiamo in dissesto, se ciò sarà inevitabile, la sconfitta sarà di tutti ma la responsabilità, quella sì , sarà ben precisa in capo a chi ha governato negli ultimi 9 anni, portando Andria sull’orlo del baratro. E su questo, per quanto mi riguarda, non ci sarà mai tema di smentita».