«Ripartire dal buono, che c’è ed è tanto, per costruire l’Andria del futuro. I miei avversari la smettano di presentare Andria come una città “violentata” o “disastrata”».
Questo il monito lanciato dall’avv. Antonio Scamarcio, candidato Sindaco del centrodestra, durante il comizio di apertura della campagna elettorale. Dinanzi a un folto pubblico di candidati, di simpatizzanti e, soprattutto, di cittadini, l’avv. Scamarcio ha sfoderato il piglio da leader. Il suo è stato un intervento appassionato, che è stato più volte interrotto da applausi scroscianti, con riferimenti specifici ad alcuni tra i punti più rilevanti del programma messo a punto con la compagine che lo sostiene (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Nuovo Psi, Scamarcio Sindaco, Andria Più e Catuma 2020).
Chiamato sul palco dopo i saluti dei vertici regionali e provinciali dei tre principali partiti del centrodestra (l’on. Luigi D’Eramo per la Lega, l’on. Benedetto Fucci, per Fratelli d’Italia, e il sen. Dario Damiani, per Forza Italia), il candidato Sindaco ha rimarcato che «è finita l’epoca dei personalismi esasperati», che «finalmente il centrodestra andriese non ha più padroni» e che «adesso la città torna al centro del dibattito e del confronto fra le forze della compagine».
Evidenti i riferimenti a un ex esponente di area che prima si è reso responsabile della conclusione anticipata della consigliatura e poi si è definitivamente affrancato dai simboli tradizionali per candidarsi alla guida della città con una coalizione di “civiche”.
«Il tempo dell’Io è finito – ha sottolineato Scamarcio – da oggi conta solamente il Noi. E Noi siamo pronti a chiedere fiducia ai cittadini, nella consapevolezza che le difficoltà non mancano, ma anche che c’è tanto di buono da salvare. Ed è dal buono che dobbiamo ripartire. Basta piangersi addosso, basta con la rappresentazione di un’Andria “violentata”, “disastrata”. Nel 2010, quando il centrodestra ha vinto la prima volta, Andria non aveva una Biblioteca comunale degna di essere considerata tale: oggi c’è. Non esisteva un centro pedonalizzato, non esisteva un Centro storico pieno di locali e di giovani; San Valentino era un sobborgo fisicamente staccato dalla città. Quello che serve per il governo della città è principalmente il buon senso».
Il candidato Sindaco del centrodestra ha rimarcato, tra le priorità, la necessità di un Piano urbanistico che tenga effettivamente conto delle reali “vocazioni” del territorio comunale, di norme per regolare la convivenza della “movida” e dei residenti del Centro storico, di rilanciare lo sport – agonistico e di base – attraverso il coinvolgimento diretto delle società e delle associazioni nella gestione delle strutture.
Sulla “querelle” relativa ai conti, Scamarcio è stato netto: «Nella mia unica esperienza da consigliere comunale, dai banchi dell’opposizione (amministrazione di centrosinistra) fui l’unico a lanciare l’allarme a proposito dei rimborsi – ampiamente sottostimati – per gli espropri relativi al Pru di San Valentino. L’assessore di riferimento mi diede dell’incompetente, ma – ahimé – a distanza di anni i fatti mi hanno dato ragione: sono decine le sentenze giudiziarie che hanno costretto le ultime amministrazioni di centrodestra a pagare indennità moltiplicate e a mettere in ginocchio le casse dell’Ente».

Tuttavia, ha concluso il candidato Sindaco Scamarcio, «non ero nemmeno in Consiglio comunale negli ultimi 9 anni e perciò non posso essere confuso con il passato. Io sono il presente e il futuro».