«Nella bozza del decreto-legge “semplificazioni” approvato, salvo intese, dal Consiglio dei Ministri nei giorni scorsi, un particolare capitolo è dedicato alle Zone Economiche Ambientali, *cioè i Parchi Nazionali*. Ma, a dispetto della premessa di semplificare la loro gestione ed il loro mantenimento, alcune procedure diventano addirittura più farraginose e non certo innovative. Ad iniziare da quelle per la nomina dei *Presidenti* degli Enti Parco Nazionali. Nessuna evidenza pubblica per la selezione, *con la sola pubblicazione dell’avvio del procedimento* sui siti del Ministero dell’Ambiente e dell’ente parco interessato. Non su quello della Regione interessata che pure deve esprimere l’intesa sul nome. Torna la norma, cassata da qualche anno, per cui il presidente nominato può essere nominato solo per un’ulteriore volta e si sancisce chiaramente che al presidente si applicano le disposizioni di incompatibilità ed inconferibilità dell’incarico previsto dalla “Legge Severino” (L. n. 39/2013). Una norma già applicata da tempo ma che il governo ha deciso, non si sa mai, di ribadire nero su bianco. *Le Regioni, poi, devono esprimere l’intesa entro novanta giorni dalla richiesta ministeriali, altrimenti vige il silenzio-assenso. E’ evidente che sarà sollevato il conflitto dinanzi alla Corte Costituzionale. Ancora, il decreto si affanna a sancire che «la gestione amministrativa dei parchi nazionali è affidata al direttore del parco», che esercita le funzioni di dirigente ai sensi del testo unico sul pubblico impiego (D.lgs. n. 165/2001). A seguire, si introduce una norma per cui gli enti parco nazionali, per la realizzazione di piani, programmi e progetti, possono avvalersi, oltre che di operatori economici selezionati sul libero mercato, anche della Sogesid, società in house del Ministero dell’Ambiente. Il decreto cerca poi di trovare una soluzione ai tempi geologici con cui gli enti parco nazionali si dotano del regolamento del parco. E non si può non notare che i tempi per l’approvazione dei regolamenti dei parchi si dilungano a dismisura proprio a livello ministeriale. Un altro nodo è quello delle norme per l’accelerazione dei piani per i parchi nazionali.

Il decreto introduce una norma (l’art. 13-bis alla legge quadro sulle aree protette) per cui nelle zone “D” definite dai piani, ossia le zone di promozione economica e sociale, i comuni rilasciano il nulla osta affidato oggi agli enti parco e lo trasmettono allo stesso ente che può annullarlo nel momento in cui l’intervento autorizzato non fosse conforme al piano ed al regolamento. Tale procedura non si applica alle varianti agli strumenti urbanistici e, pare di capire, allorquando una zona “D” coincida con un Sito Natura 2000. Nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia, quindi, questa norma è inapplicabile perché tutte le zone “D” (come tutto il comprensorio di Castel del Monte) sono Sito Natura 2000 e perché ad oggi, è vigente dal 2016 il solo piano per il parco mentre il regolamento è ancora impantanato dal 2010, negli uffici del Ministero dell’Ambiente. Nel frattempo, si complica la vita ai Comuni che hanno bisogno di risposte certe. Insomma, dei veri pasticcioni».