L’ufficio del Ministero dei Trasporti incaricato di accertare le cause dell’incidente ferroviario che il 12 luglio 2016, tra Andria e Corato, ha causato la morte di 23 persone e il ferimento di altri 51 passeggeri, “ha ritenuto che nessun obbligo di segnalazione è mai stato violato da Ferrotramviaria”. E’ quanto emerso dal contro-esame dei consulenti tecnici della Procura di Trani sentiti nell’udienza di ieri del processo sul disastro ferroviario. I consulenti, rispondendo alle domande dei legali della società Ferroviaria, imputata insieme con 17 persone fisiche, a quanto si apprende hanno detto di avere esaminato solo uno dei venti “inconvenienti”, cioè incidenti sfiorati negli anni precedenti, che a loro dire avrebbero dovuto rappresentare un campanello d’allarme e avrebbe dovuto essere segnalati all’ufficio ministeriale responsabile della sicurezza ferroviaria.

Nel contro-esame, poi, sarebbe stato smentito il presunto “sistema organizzativo fallace” di Ferrotramviaria sostenuto dai consulenti della Procura nella scorsa udienza ed è emerso invece come l’incidente del 12 luglio sia stato “determinato dalle plurime e contemporanee violazioni del regolamento della società da parte di almeno tre operatori”. Il controesame dei consulenti continuerà nella prossima udienza del 22 luglio. Nel processo gli imputati, dipendenti e dirigenti dell’azienda pugliese di trasporti e del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, rispondono a vario titolo di disastro ferroviario, omicidio colposo, lesioni gravi colpose, omissione dolosa di cautele e violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro.