Seppur certamente diminuito nei numeri, non si è mai fermato l’esodo di persone (per lo più studenti e lavoratori) che, dal Nord Italia stanno tornando in Puglia, in piena emergenza Coronavirus.

In base agli ultimi dati forniti dalla Regione, a metà settimana, sono al momento complessivamente circa 23mila le persone rientrate dalle regioni settentrionali, per lo più Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Un dato fornito in base al numero di viaggiatori che hanno segnalato il loro ritorno in Puglia attraverso la piattaforma on line, a disposizione dal 29 febbraio scorso. Una misura obbligatoria per chiunque faccia rientro nella regione, che dovrà anche sottostare ad una quarantena di 14 giorni.

Tali disposizioni sono stati emanate con un’apposita ordinanza firmata dal governatore Emiliano due settimane fa, quando si è registrato il picco di rientri dal Nord Italia, poco prima che il Governo approvasse il decreto anti-Coronavirus, limitando gli spostamenti dalle cosiddette “zone rosse”.

Emblematica l’immagine dei treni presi d’assalto da migliaia di persone alla stazione di Milano Porta Garibaldi, nella notte tra il 7 e l’8 marzo scorsi: una scena che rimarrà per sempre tra le più drammatiche e al tempo stesso significative di questa emergenza sanitaria.

Una fuga in massa più volte denunciata dal presidente Emiliano e da molti sindaci dei comuni pugliesi, per il grave pericolo portato nella regione dai viaggiatori provenienti dal settentrione. Seppur in quarantena obbligatoria, le persone rientrate sono comunque state a stretto contatto con i loro familiari, che hanno poi contratto il virus, diventando a loro volta veicoli di contagio.

Molti dei nuovi casi di Coronavirus registrati nelle ultime due settimane, infatti, riguardano proprio genitori e parenti di chi è arrivato dal Nord: dai controlli eseguiti nelle stazioni ferroviarie, sembra che circa il 15% di queste persone, quando si è messa in viaggio, aveva già la febbre.