Un chiodo fisso. E’ il pugilato per Johnny Zezé, come ad Andria tutti conoscono questo 21enne dal fisico poderoso, in Italia da tre anni e ospite della comunità Migrantesliberi, cooperativa sociale al servizio di stranieri che cercano di costruirsi una vita lontani dalla patria. Orfano di padre, viveva in Camerun con mamma e due sorelle e lavorava in un supermercato dopo aver abbandonato gli studi a 13 anni. Un viaggio in camion, passando da Nigeria, Burkina Faso e Libia, lo ha portato nel 2016 prima in Sicilia e poi ad Andria. E’ lì che ha iniziato ad allenarsi con il Team Sgaramella, sotto la guida di Pietro e Riccardo. Dai tornei regionali, con 26 inconti da dilettante, Johnny è passato alla categoria Superwelter. I match da pro sono già 5, ma sabato 19 ottobre sarà tempo di alzare l’asticella: Johnny affronterà ad Andria il grossetano Simone Giorgetti nella semifinale del Trofeo delle Cinture Wbc nei Superwelter.

Quella di Johnny è una bella storia di riscatto attraverso lo sport: in Puglia ha ricevuto il sostegno necessario per frequentare un corso di italiano e soprattutto ha incontrato Damiano, operatore di Migrantesliberi. E’ lui che l’ha messo in contatto con la famiglia Sgaramella.

Filosofia perseguita anche da Johnny, che si è avvicinato al ring allenandosi all’insaputa dei parenti e nel 2015 parte per il primo match, organizzato dal suo coach in Marocco

Sabato, allora, il giovane camerunense vivrà la sfida più importante della sua carriera. Niente male per chi fino a quattro anni fa non era mai salito su un ring. Ma non può essere un avversario in guantoni a far paura a Jonnhy. Che insegue un modello: Floyd Mayweather.

Nel servizio, l’intervista.