Sarà eseguito anche un esame tossicologico, oltre alla normale autopsia, su Giovanni Di Vito, il 28enne ucciso con una coltellata il 12 settembre scorso ad Andria al termine di una lite per una mancata precedenza. L’autopsia è stata eseguita ieri pomeriggio dal medico legale Biagio Solarino e le conclusioni saranno depositate entro 90 giorni. Ma la difesa del 50enne andriese Celestino Troia, fermato poche ore dopo il delitto dalla polizia, ha chiesto l’esame tossicologico per accertare se la vittima avesse assunto alcol, droga o farmaci. La richiesta dell’avvocato Vincenzo Scianandrone è stata accolta dal pm titolare delle indagini, Alessio Marangelli, sia per accertare l’effettivo quadro clinico della vittima ed eventuali concause nel decesso, che per supportare un’eventuale ipotesi di legittima difesa (al momento a Troia viene contestato l’omicidio volontario).

L’indagato ha raccontato di esser stato inseguito dalla vittima, in seguito a un diverbio scoppiato all’altezza della rotatoria di via Puccini, per una mancata precedenza. Di Vito, secondo la versione del 50enne, sarebbe sceso dalla sua auto (una Chevrolet nella quale si trovavano pure la moglie e il figlio di 5 anni) per raggiungere a piedi Troia, che era a bordo della sua Mercedes nel traffico, colpendone la carrozzeria con calci e pugni. Troia non avrebbe reagito, ma anzi avrebbe proseguito in auto nel traffico cittadino, fino a quando Di Vito non lo ha costretto a scendere colpendolo al viso. A quel punto Troia avrebbe preso un coltellino dall’auto, ma non lo avrebbe usato: l’indagato, nel suo interrogatorio davanti al gip Ivan Barlafante, ha sostenuto che sarebbe stato lo stesso Di Vito a ferirsi al petto, avventandosi su di lui che aveva in mano il coltellino. L’autopsia deve, perciò, accertare se le ferite sul corpo di Di Vito siano compatibili con questa ricostruzione. Nei prossimi giorni, intanto, la polizia procederà alla ricerca dell’arma delitto, probabilmente insieme allo stesso indagato che ha dichiarato di averla gettata dal finestrino dell’auto in corsa. Indicazioni che, però, non sono bastate agli agenti per ritrovarla.