Il 25 marzo ed il Venerdì santo, tradizione popolare e prova di fede, scetticismo e diffidenza; dopo 73 anni, nel 2005, le due date coincisero nuovamente ed il miracolo della Sacra Spina, che è gelosamente custodita nella Cattedrale di Andria, si compì ancora una volta tra lo scetticismo generale. Cresce l’attesa in città e nell’intero territorio per il prodigio vista la memoria vicina del 2005 e che sarà visibile nuovamente solo nel 2157. Un avvenimento più unico che raro che ripercorreremo ogni giorno in avvicinamento facendo un passo alla volta nella storia che ha segnato questo importante avvenimento tra fede e tradizione.

Nel quinto giorno della Settimana Santa, infatti, la sacra reliquia nella storia ha ravvivato le chiazze di sangue, ordinariamente pallide e secche, presenti sulla superficie. Nel 2005, tuttavia, la Sacra Spina assunse una conformazione ricca di peluria e con una gocciolina di sangue che tentò di fuoriuscire prima di rientrare all’estremità. Un prodigio diverso dal solito che, nel ricordo del 1932, ultima volta in cui la sacra reliquia aveva compiuto il miracolo, era ormai affidato a pochi superstiti di quel periodo. La Spina, appartenuta alla corona che fu posta sul capo di Gesù di Nazareth, ha manifestato tredici volte il prodigio a partire dal 1633, la prima data in cui un atto notarile attesta il reale avvenimento del fenomeno. La corona di spine è stata negli anni divisa e dispersa in tutto il mondo, da Costantinopoli alla Francia, ma poche sono le reliquie esistenti di cui è possibile, con certezza, affermare l’originale provenienza.

Quella conservata nel Capitolo di Andria ha una storia molto travagliata, ma notevoli storici e canonici, come Mons. Merra, Vescovo di San Severo nei primi del ‘900, ne hanno attestato la reale autenticità con studi dettagliati e precisi. Le rilevazioni storiche riportano la Sacra Spina donata ad Andria nel 1308 da Beatrice d’Angiò, figlia del re di Sicilia Carlo II, come ricompensa ai cittadini andriesi per la coriacea fedeltà dimostrata al sovrano. Di particolare interesse la rivisitazione dei vari prodigi della Sacra Spina, conservata in un ostensorio originariamente ricco e finemente lavorato; nei secoli la reliquia ha riacceso la smarrita adorazione popolare, con il miracolo coinciso sempre con particolari situazioni riguardanti la città ed il comprensorio. Nel 1842, per esempio, sulle macchioline di sangue sbocciarono dei piccoli fiorellini di colore argenteo, come celebrazione dell’avvenuto recupero della Sacra Spina, dopo il furto avvenuto nel 1799.