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Scontro Bruno-Vurchio, centrodestra attacca «E’ ora che amministrazione e PD vadano a casa»

Quanto accaduto nello scorso consiglio comunale viene definito «punto di non ritorno»

Il centrodestra andriese, attraverso un comunicato congiunto firmato dalle segreterie di dieci partiti e movimenti politici, ha chiesto le dimissioni della sindaca Giovanna Bruno definendo lo scontro con il presidente del consiglio comunale Giovanni Vurchio «un punto di non ritorno per la maggioranza».

Il comunicato è firmato da Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega, Noi Moderati, Npsi-Liberali e Riformisti, Udc, Io Sud, Puglia Popolare, Movimento Pugliese e Generazione Catuma, che hanno definito la situazione un «disastro pd».

I partiti di opposizione ricostruiscono lo scontro dell’ultima seduta consiliare: «La sindaca ha accusato il presidente di bloccare il percorso sulla piscina comunale; Vurchio, dati alla mano, ha replicato definendo tali affermazioni infondate e lesive della credibilità istituzionale». A questo si aggiunge il venir meno del numero legale che ha impedito la trattazione di importanti provvedimenti urbanistici.

Il centrodestra, pur precisando di non voler entrare nel merito delle questioni, invita «i due attori di questa diatriba ad essere ancora più chiari ed a rivolgersi nelle sedi opportune». Particolarmente incisive le domande rivolte ai protagonisti dello scontro: «Cosa vuol dire che c’è chi confonde l’interesse pubblico con quello privato? Ed ancora quando Vurchio scrive che c’è chi lavora per il bene della città e chi usa le istituzioni per fini personali a cosa allude?».

Secondo l’opposizione, non si tratterebbe più «di un confronto politico interno, ma di una contrapposizione frontale tra le due massime cariche cittadine, che mina alla radice la capacità di governo della coalizione». Una situazione che «offre uno spaccato inquietante di come parrebbe intesa la gestione della cosa pubblica dal pd e dall’amministrazione Bruno».

Il centrodestra descrive un quadro critico: «In questo duello, la sindaca mostra un atteggiamento volto più alla ricerca di capri espiatori che alla soluzione dei problemi, mentre il presidente rivendica il rispetto di regole e procedure». La spaccatura viene definita «insanabile» e accusata di trasformare «il consiglio comunale in un campo di battaglia personale» lasciando «i cittadini senza risposte».

La conclusione è drastica: «La maggioranza appare logorata e decotta, incapace di trovare unità e di occuparsi dei reali bisogni della città. Andria non merita un’amministrazione ostaggio di liti intestine e di lotte per la legittimazione personale: merita una guida responsabile, che metta al centro la comunità e non gli equilibri di potere. È ora di andare a casa e chiedere scusa alla città».

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