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Coronavirus, Marco un andriese a Pechino: «Paura del contagio, ma io resto qui»

La testimonianza di chi vive da diversi anni nella capitale cinese

E’ salito a 1700 il numero delle vittime dell’epidemia scatenata dal coronavirus “COVID-19” in Cina e il governo di Pechino, nelle ultime ore, ha deciso di estendere le misure straordinarie di contenimento del contagio vietando di uscire di casa a oltre 60 milioni di persone.

In Cina, l’epidemia ha scatenato sentimenti di paura e apprensione, ma anche consapevolezza che si sta lavorando nella giusta direzione come ci spiega l’andriese Marco Volpe, 38enne docente di lingua italiana in un istituto della capitale cinese.

«Qui a Pechino sto bene nonostante le notizie poche rassicuranti che sicuramente giungono in Italia – racconta Marco. Il focolaio dell’epidemia, Wuhan, dista circa 1200 km e al momento i contagiati nel capoluogo sono 380 su circa 21 milioni di abitanti. Un numero che al momento non crea preoccupazioni anche e soprattutto perchè qui le misure di prevenzione sono rigidissime: si esce solo se è necessario, quando si esce tutti indossano la mascherina, ti misurano la temperatura sui mezzi pubblici e all’ingresso di complessi residenziali e uffici. Insomma la vita va avanti – continua Marco – io fortunatamente a lavoro non sto riscontrando problematiche di alcun tipo anche perchè i miei alunni possono usufruire delle lezioni on-line, mentre i luoghi di aggregazione, soprattutto bar e ristoranti stanno risentendo pesantemente degli effetti dell’epidemia lavorando davvero molto poco».

Una situazione al momento sotto controllo che non ha mai mandato in crisi Marco, innamorato della Cina e deciso a non abbandonarla.

«L’ambasciata italiana ci offre il proprio supporto con un numero di telefono operativo h 24 per le emergenze – ci spiega Marco – ma al momento non ho avuto bisogno di contattarli perché qui sto bene e non ho alcuna intenzione di tornare in Italia o di chiedere aiuto ad essere rimpatriato in sicurezza. Voglio fare un appello agli andriesi e agli italiani – conclude Marco – qui stanno lavorando benissimo per arginare l’epidemia e quindi vi chiedo di non discriminare i cittadini di nazionalità cinese che vivono in Italia perchè hanno le vostre stesse identiche possibilità di ammalarsi in quanto loro in Cina non sono venuti nell’ultimo periodo o addirittura non ci sono mai stati».

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