Dal 3 al 5 ottobre 2025, l’Officina San Domenico di Andria si è trasformata in un presidio permanente di resistenza culturale e politica. La seconda edizione di Svergognat Festival – intitolata Habito Mostro – ha accolto oltre 750 presenze in tre giorni di incontri, talk, workshop, installazioni, proiezioni, musica e un pranzo sociale che ha riunito più di 50 persone attorno a una tavola per pensare insieme.
Un festival che si è aperto con una scelta radicale e necessaria: uno sciopero al rovescio. In risposta al rapimento degli attivisti della Global Sumud Flotilla e al genocidio in corso in Palestina, l’organizzazione ha deciso di aprire gratuitamente tutte le giornate, trasformando la biglietteria in un gesto politico. Un modo per dire che lavorare con la cultura significa stare in ascolto del presente, offrire uno spazio di riflessione, rabbia e cura collettiva, soprattutto dopo l’ennesimo femminicidio e l’ennesima ingiustizia taciuta.
Per tre giorni, l’Officina San Domenico è stata un luogo per chi non smette di sperare. 17 ospiti, 750 corpi presenti, idee condivise, fragilità accolte. Un festival reso possibile attraverso la concessione di un contributo nell’ambito dell’Avviso Pubblico “FUTURA. La Puglia per la parità – 3^ edizione”- anno 2025, del Comune di Andria nella persona di Viviana Di Leo, assessora alle Pari Opportunità – alla complicità delle Vecchie Segherie Mastrototaro, alla presenza della Libreria Abbraccio alla Vita e del CAV antiviolenza “Riscoprirsi”.
«E anche quest’anno si è conclusa la seconda edizione dello Svergognat* Festival, incentrato sul tema del “Mostro”. La tre giorni ha rappresentato un’importante occasione per riflettere, condividere e ritrovarsi, affrontando temi difficili, ostici che si tende ad evitare, a volte per pregiudizio, per paura, per diffidenza o semplicemente perché non è facile indagare la propria e altrui profondità -, ha dichiarato Viviana Di Leo -. Affrontando temi ostici che si tende ad evitare, per paura o per pregiudizio. Ringrazio il collettivo Svergognat* per aver costruito un programma così stimolante».
Tra i momenti più significativi, i talk con figure di primo piano della scena culturale italiana: Benedetta Barzini, Domitilla Pirro, Sabrina Cosentino, Valérie Taccarelli, Leonardo Mendolicchio, solo per citarne alcunə. Le loro parole hanno dato corpo al tema della mostruosità come lente per leggere la realtà: non un’alterità da respingere, ma una verità da abitare. Con l’attivista Sabrina Cosentino, Svergognat* è arrivata anche nelle scuole: all’ITT Jannuzzi di Andria ha incontrato studentesse e studenti per parlare di diffusione non consensuale di immagini, e cultura del consenso. In un’epoca in cui i corpi vengono esposti, derisi, mercificati, è fondamentale attivare spazi di ascolto e confronto che aiutino le nuove generazioni a riconoscere la violenza, nominarla e respingerla. Portare questo tema tra i banchi di scuola è stata una scelta politica e necessaria, per trasformare il silenzio in consapevolezza, e la vergogna in voce.
E sono proprio le parole di Benedetta Barzini a racchiudere il senso di questa edizione: «Sono stupefatta da dove siamo. Io provengo dalla provincia, che è Milano, e non qua. La capacità di agire di questo collettivo è straordinaria e a Milano non potrebbe esistere. La provincia è lì, non qui».
A chiusura, la testimonianza di Sabrina Cosentino, attivista e survivor: «Credo ci dovrebbe essere un’Officina San Domenico e uno Svergognat* in ogni città. Questo spazio è un mostro di bravura, il mostro che cura, che avvisa, che attira l’attenzione. Mi avete rimesso il sentimento, scaldato il cuore nonostante le temperature».
Dopo tre giorni di voci, ascolto e mostri liberati, Svergognat resta*. Non solo come festival, ma come pratica collettiva e possibilità di cambiamento.