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La Corte d’Appello conferma la sentenza di primo grado: «La tragedia ferroviaria per errori umani»

Dopo le motivazioni ci sarà la valutazione di un eventuale ricorso in Cassazione

La sentenza d’appello conferma l’impostazione del primo grado e ribadisce che la tragedia sulla tratta ferroviaria tra Andria e Corato del 12 luglio 2016 fu causata essenzialmente da una catena di errori umani che portarono allo scontro tra i due treni in viaggio in senso opposto sullo stesso binario. Una conferma arrivata ieri nel primo pomeriggio con la lettura del dispositivo di sentenza della II sezione penale della corte d’appello di Bari presieduta dal dott. Lorenzo Gadaleta dopo oltre due anni dalla sentenza di primo grado del tribunale di Trani.

Confermate le 14 assoluzioni e pene ridotte per gli unici due condannati in primo grado a causa della prescrizione per i reati di lesioni personali colpose. Vito Piccarreta, il capostazione di Andria in quella mattinata del 12 luglio del 2016 dovrà scontare 6 anni e 3 mesi (in primo grado era stato condannato a 6 anni e 6 mesi) mentre per il capotreno del convoglio partito da Andria, Nicola Lorizzo pena a 6 anni e 9 mesi dai 7 del primo grado. Oltre all’illecito amministrativo già escluso in primo grado è stata esclusa poi anche la responsabilità civile per Ferrotramviaria.

Si chiude anche il secondo capitolo di una vicenda giudiziaria partita all’indomani del disastro ferroviario e che per più di nove anni ha tenuto nelle aule di tribunale, prima a Trani e poi a Bari, i tanti coinvolti tra parenti delle vittime, enti, parti civili e difatto molteplici comunità toccate dall’incidente.

Soddisfazione è stata espressa dal presidente del consiglio d’amministrazione di Ferrotramviaria Giuseppe Pavoncelli per la conferma dell’assoluzione nel merito della società e dei suoi dirigenti. Allo stesso tempo Pavoncelli ha voluto rinnovare cordoglio e vicinanza per vittime e familiari e di risarcimenti già assicurati nonostante l’esclusione di responsabilità. Di tenore profondamente opposto, invece, il sentimento dell’ASTIP, l’associazione che ha raccolto sin da subito la gran parte dei familiari delle vittime. In particolare Daniela Castellano ha voluto affidare ad una lettera aperta una replica alle parole di Pavoncelli ribadendo alcuni passaggi del lunghissimo processo rispetto alle responsabilità della stessa Ferrotramviaria. E poi la stoccata sui risarcimenti del danno: «i suoi soldi non ci riporteranno indietro i nostri cari. Noi non viviamo più una vita normale dal 12 luglio 2016, noi sopravviviamo». Daniela Castellano, figlia di una delle vittime dell’incidente ha poi ricordato le fotografie presenti nell’intero fascicolo della medicina legale che ritraevano i resti dei loro cari. Un disastro difficile da dimenticare nelle proporzioni e nella sua tragicità e per cui bisognerà capire se ci sarà un’ulteriore coda giudiziaria con l’eventuale ricorso in Cassazione ultimo grado di giudizio.

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