Partire da una esperienza di buio e costruire il proprio percorso di vita: è la testimonianza di Maraya Musti, studentessa andriese di Sociologia e Criminologia all’Università degli studi “G. D’Annunzio” di Chieti vittima di un evento che ha spinto la giovane andriese ad intraprendere un percorso particolare di studi. Nel mese di Marzo, poi, il tiroconio formativo presso la Masseria San Vittore di Andria che ospita il progetto “Senza Sbarre”.
Una opportunità di crescita a contatto con i detenuti e le loro storie di vita, un modo per interfacciarsi senza pregiudizi entrando in punta di piedi nella loro quotidianità. «In Masseria si respira libertà e armonia ogni giorno, questa per me è la corretta rappresentazione di “pena rieducativa”» – queste le parole di Maraya al termine del percorso – «I ragazzi si impegnano quotidianamente per riscattare le loro vite, lavorando e facendo un percorso interiore di revisione critica del loro passato, per poter capire e rendersi conto dei loro sbagli e per poter lasciarli indietro, mentre loro andranno avanti, sempre di più fino ad acquisire consapevolezza di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato».
Una realtà, quella del progetto Senza Sbarre, guidata da Don Riccardo Agresti che Maraya identifica come «guida spirituale» per i detenuti.
Un percorso che ha permesso all’andriese di entrare a contatto con storie di vita che come nel suo caso hanno toccato con mano la fragilità e la sofferenza, un’esperienza, sottolinea l’andriese «che mi ha insegnato a scindere l’anima della gente dal loro operato perchè a volte basta solo mettersi nei panni dell’altro per accrescere i proprio orizzonti».