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Nuovo Ospedale, riparte l’iter per 138 milioni ma si sono persi 30 mesi e servono altri soldi

Dopo la presentazione del luglio 2021 a Castel del Monte si è tutto arenato in Regione

Tutte le preoccupazioni sulle lungaggini ed il rischio di perdita di finanziamenti erano già state palesate nel corso di una riunione in commissione sanità regionale a metà dicembre. Puntuale ad inizio gennaio era arrivata un’altra notizia che ha fatto ulteriormente slittare i tempi con la scadenza dell’accordo di programma tra gli enti. Da ieri è ripartito l’iter per la firma tra Regione Puglia e Ministero della Sanità di un nuovo documento programmatico. Passaggi burocratici su passaggi burocratici che mettono sempre più in difficoltà la realizzazione del nuovo ospedale di Andria. Una struttura di cui ci sarebbe tanto bisogno sul territorio per servire una popolazione importante dell’hinterland ma su cui si è capito ben presto, al di là delle presentazioni in pompa magna ai piedi di Castel del Monte a luglio del 2021, che non c’era una grande volontà politica, prima ancora che economica per realizzarlo. Ed infatti da quel luglio di quasi tre anni fa il progetto si è sostanzialmente arenato. A febbraio del 2022, infatti, fu terminata la progettazione esecutiva dell’opera che portava il budget dell’opera a 250 milioni di euro poi ulteriormente lievitati a causa dell’aumento ed adeguamento prezzi. Nell’accordo di programma scaduto tra Regione e Ministero, in realtà, per l’Ospedale di Andria c’erano appostati “solo” 138 milioni di euro, cifra estremamente inferiore a quella necessaria per costruire un nosocomio da 400 posti letto e che avrebbe dovuto essere un’eccellenza ed una sorta di policlinico della BAT con polo universitario, alloggi e la vera vocazione per emergenza urgenza.

La politica regionale continua a professare ottimismo spiegando che i fondi non sono persi e che ci sarà un nuovo accordo di programma. Ma nel frattempo si sono persi invece 30 mesi (quelli entro cui la regione avrebbe dovuto presentare il progetto al Ministero) e non si sono ancora trovate le risorse aggiuntive che comunque dovevano essere reperite. Si sono persi anche i progetti per la realizzazione delle strade necessarie per arrivare alla nuova struttura in zona Macchie di Rose, facilmente raggiungibile anche da Canosa, Minervino e Spinazzola oltre che Corato e si vanno perdendo le speranze per i cittadini e gli operatori sanitari che lavorano in condizioni sempre piuttosto complesse nell’attuale struttura del “Bonomo” decisamente insufficiente per assicurare le prestazioni necessarie alla comunità. La regione continua, tra le altre cose, a sostenere che l’ASSET ha rilevato oltre 700 criticità nella progettazione esecutiva rispetto ai costi. Ci sarà un taglio sulle strutture architettoniche, proprio quelle che avrebbero reso particolare e più accogliente il nosocomio e si attende di capire anche se legalmente si può proseguire con i progettisti attuali o se, addirittura, bisognerà ripartire da zero. Da ieri comunque l’iter per quei famosi 138 milioni di euro sembra esser ripartito con la volontà del sottosegretario alla salute, l’on. Marcello Gemmato, pugliese di Fratelli d’Italia, ad annunciarlo. Vedremo cosa accadrà con la consapevolezza che a perdere, come sempre accade, con veti e mala gestio sono sempre i cittadini.

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