Due percorsi emblematici di due pezzi di stagione. Sono quelli della Fidelis Andria tra girone di andata e girone di ritorno. Totale del fatturato? 30 punti, equamente divisi ma conquistati in maniere totalmente differenti e passando per tre gestioni tecniche.

Le quattro vittorie nel girone di andata – inaugurato con Gigi Panarelli in panchina – sono l’esito del maggior numero di gol realizzati, 16, dato al quale hanno fatto da contraltare i centri al passivo, ben 29. Nel girone di ritorno, iniziato sotto la guida di Ciro Ginestra e proseguito da inizio febbraio in poi con il duo Di Leo-Di Bari, sono arrivate invece due vittorie in meno ma la Fidelis ha blindato la difesa, quasi dimezzando il numero di centri al passivo, diventati 16. Risultato? Le sconfitte sono state 7, quattro in meno rispetto al girone di andata.

Testimonianza del cambio di rotta della squadra, che ora ha nell’assetto difensivo il suo punto di forza. E se la dea bendata non avesse voltato a più riprese le spalle, come successo anche al 94′ della partita di Monopoli con la traversa di De Marino, i risultati sarebbero stati differenti. Quello della Fidelis, va ricordato, è un caso più unico che raro: sono 14 i legni colpiti da fine gennaio in poi, ben 5 quelli centrati nelle ultime 4 gare. L’evoluzione tattica, con il passaggio dal 3-5-2 al 4-2-3-1, non ha pagato nonostante un assetto sulla carta più offensivo.

Il miglioramento in chiave realizzativa non c’è stato, come i 10 gol nell’intero girone di ritorno stanno lì a dimostrare. Aspetto che induce a delle riflessioni in vista dei playout, appuntamento che la Fidelis Andria vivrà anche con la possibilità di conservare la categoria passando da un doppio pareggio stante il miglior piazzamento in classifica al termine della regular season. Opzione presente, che i biancoazzurri dovranno essere bravi a dimenticare al fischio d’inizio di una partita lunga 180 minuti.