«Quando abbiamo deciso dove installare la bici ne avevamo discusso. La mettiamo su suolo pubblico o suolo privato? Su suolo pubblico c’è il rischio che qualcuno la vandalizzi, ci eravamo detti, ma abbiamo pensato che nessuno avrebbe trovato il coraggio di profanare una bicicletta messa lì in memoria di una ragazza di 37 anni, deceduta col bambino che portava in grembo, poiché investita mentre era sulla sua bici. E invece ci sbagliavamo. A quella bici hanno rubato la sella».

È quanto si legge nell’amaro comunicato diffuso dai promotori della Pat Parade, per lo più amici di Patrizia Paradiso, la ricercatrice andriese investita e uccisa a Lisbona nel giugno scorso mentre era in sella alla sua bicicletta.

Per commemorare la scomparsa, in Villa Comunale, il 14 luglio scorso, era stata installata una “ghost bike”, una bici tutta bianca, con tanto di targa e fiori in onore di Patrizia. Alla cerimonia avevano partecipato la famiglia, la Sindaca di Andria, e un folto gruppo di cittadini scossi dall’evento. A soli 2 mesi da quel giorno la sacralità di quella bicicletta è stata violata.

«È chiaro che adesso potremmo comprare un’altra sella e saldarla, oppure potremmo spostare la bici in un posto recintato, ma la domanda è: perché dovremmo farlo? Davvero dobbiamo rassegnarci a vivere in un posto in cui si rubano le cose che sono lì in memoria di chi non c’è più? Davvero dobbiamo essere noi a indietreggiare, a ripiegare, noi che abbiamo semplicemente voluto ricordare un’amica colpita da una tragedia? Davvero ad Andria non è al sicuro neanche il ricordo delle persone scomparse? Non può essere davvero così.

Ecco che agli autori del furto chiediamo 3 semplici azioni: cercate uno specchio, sputatevi in faccia, e poi restituite quella sella. Appoggiatela ai piedi della bici, ci pensiamo noi a rimetterla. Dopodiché noi faremo finta che non sia successo niente, però voi non potete fare altrettanto, quello che avete fatto fa troppo schifo, agli occhi della vostra coscienza non può passare inosservato. Ecco perché vi esortiamo a cercare uno specchio e a sputare. Perché questo gesto di disprezzo verso voi stessi – visto quello che avete fatto – è il regalo più bello che potete farvi. Quello sputo è l’ultima forma di redenzione che vi rimane».