Home Politica Ospedale “Bonomo”, Marmo-Del Giudice-Fisfola: «Soffocato dalla pandemia»

Ospedale “Bonomo”, Marmo-Del Giudice-Fisfola: «Soffocato dalla pandemia»

La nota dei consiglieri comunali andriesi dopo l'incontro con il DG Asl Bt Delle Donne

«A conclusione della conferenza dei capigruppo tenutasi in data odierna che ha visto la partecipazione del Direttore della Asl Bat, Avv. Delle Donne, riteniamo opportuno riportare alcune osservazioni relative all’attuale stato della sanità nella nostra città». Scrivono così in una nota i consiglieri comunali Nino Marmo (La Torre), Luigi del Giudice (Movimento Pugliese), Marcello Fisfola (Andria Nuova).

«In primis non possiamo non evidenziare che proprio l’ospedale di Andria, ritenuto Covid-free, sia stato “soffocato” dalla pandemia. Il “Bonomo” è diventato una sorta di contenitore buono per tutte le evenienze. Qui arrivano pazienti affetti da ogni patologia. Avrebbe dovuto essere un ospedale libero da Covid e, invece, si ritrova con un numero di contagi più elevato di quello registrato negli ospedali di Barletta e di Bisceglie, dedicati specificatamente alla pandemia.

Molti pazienti hanno contratto il contagio, alcuni purtroppo perdendo la vita, proprio in ospedale che, in quanto NO-COVID, dovrebbe disporre sempre di idonei dispositivi di protezione i quali sembra che spesso manchino. Insomma, un ospedale NO-COVID a metà.

Per non parlare di palesi incongruenze concernenti i vari reparti. “Un reparto sì, un reparto no, un reparto forse” è il tormentone che anima il Bonomo ormai da troppo tempo.

Completato il reparto di Urologia al sesto piano, è stata fermata la realizzazione del reparto di Medicina, sempre al sesto piano ma nell’altra ala. Erano previsti 24 posti letto, dei quali 10 posti di semi intensiva non ancora utilizzati. Per rendere i due reparti operativi, comunque, è necessaria una dotazione organica di altri 2 medici, 12 infermieri e 7 OSS.

Sono in corso i lavori al II piano per il secondo angiografo mentre non iniziano i lavori per il Laboratorio Analisi e quelli previsti al primo e al terzo piano.

A tutto ciò si aggiunga che evidenti carenze quali l’assenza di un Direttore, di primari nonché dell’Unità di otorino compromettono inesorabilmente il progetto di sviluppo dell’ospedale di Andria.

Il Direttore Sanitario di Presidio è surrogato da incarichi di supplenza non definitivi. Perché non si avviano le procedure per un concorso?

Da oltre 9 anni manca il Primario di Medicina. Il posto è vacante ma non si muove un dito affinché si assuma una così figura apicale e di assoluto rilievo per un reparto fondamentale per l’ospedale. Lo stesso vale per gli altri reparti privi di primario: Neurochirurgia, Neurologia, Ginecologia.

Permangono disfunzioni causate dalla mancanza di una Unità Semplice di Otorino, indispensabile per l’emergenza-urgenza. É stata istituita l’Unità Semplice di Audiologia a Barletta, dov’è già il reparto, ma non l’Unità Semplice ad Andria. E’ capitato che, non essendoci un medico otorino ad Andria, si è dovuto trasferire un paziente a Barletta per una tracheotomia. Eppure Barletta può contare sul primario e su ben 11 medici come nessun altro reparto omologo in Italia.

Molti, troppi i punti di Criticità.

Servizi depotenziati, Unità delocalizzate, il viavai tra Stroke Unit e Neurochirurgia, un Pronto Soccorso non accogliente.

A tal proposito il Servizio Immuno-Trasfusionale (SIT) di Andria è stato depotenziato secondo precise volontà. Gli ultimi 4 medici restanti nel SIT di Andria sono stati inseriti nell’organico di Barletta per i turni di guardia festivi e da lì si occupano di Andria. In tal modo, il presidio dell’Emergenza non ha una guardia attiva 24 ore: in caso di urgenza ad Andria viene convocato il tecnico reperibile che dovrà interfacciarsi con il medico che, però, non si sposta e rimane in servizio a Barletta.

Nel caso in cui il paziente colpito da Ictus venga giustamente inviato alla Stroke Unit di Barletta questi, successivamente, è reinviato all’Unità di Neurochirurgia di Andria.

Vanno subito avviati i lavori per rendere accogliente il Pronto Soccorso. I pazienti e i loro familiari, non di rado, sono costretti a sostare per ore nell’angusta sala d’attesa – poco più di un corridoio – che si affaccia direttamente sulla parte antistante attraversata dal pubblico e dove si fermano le ambulanze. Soprattutto quando si è nella sofferenza, è necessario offrire un’accoglienza dignitosa e assistita con personale adeguato.

Risulta indispensabile pensare ad una Riorganizzazione generale che interessi Ambulatori, Consultori, Centri riabilitativi senza trascurare una mai sopita pandemia che ancora attanaglia la nostra città.

Un territorio vasto e popoloso come il nostro merita una riorganizzazione della Sanità Pubblica con Servizi di primissimo ordine. Ciò servirebbe a decongestionare l’ospedale. Una riorganizzazione che consideri la SALUTE dei cittadini bene preminente e assoluto ancor più a causa del COVID-19.

Serve un potenziamento della specialistica ambulatoriale convenzionata, anche per alleggerire il carico di lavoro che grava appunto sugli Ospedali.

Gli ambulatori specialistici, il Consultorio, la Neuropsichiatria Infantile, operano in strutture ormai obsolete e necessitano di luoghi decorosi e funzionali.

Va istituita la Medicina dello Sport sia per seguire i molti cittadini che praticano le discipline sportive, sia per incentivare ragazze e ragazzi alle attività dello sport.

Il Centro di Riabilitazione di viale Orazio non svolge più la importante funzione di un tempo. Eppure prestava un servizio fondamentale per le famiglie con parenti in gravi condizioni di infermità. Il Servizio, fino a pochi anni fa attivo, prevedeva il prelevamento presso la propria abitazione delle persone disabili che venivano accompagnate al Centro dove si svolgevano le attività riabilitative necessarie. Si consentiva, in tal modo di alleviare la tensione in famiglia. Il Servizio domiciliare, anche per il cambio frequente di terapisti ed educatori, non sembra offrire la stessa validità.

La pandemia da Coronavirus rende più pressanti le problematiche legate alla Sanità.

Le Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA) sono state attivate in ritardo e soltanto qualche giorno fa si è provveduto ad inserire nell’organico un altro infermiere.

Per non parlare dell’App Immuni che si è rivelata in vero e proprio flop. Ovunque, non è stato attivato il tracciamento dei contagi pur avendo avuto tutta l’estate per assumere personale e per organizzare la funzione informatica. Certo, le responsabilità non sono in capo al Dipartimento di Prevenzione che ha tenuto come meglio poteva, sopraffatto dagli eventi. Il Governo Centrale, però, aveva dato mandato alle Regioni di procedere alle assunzioni. Ma questo riguarda un po’ tutto il Sistema Sanitario e non solo questa Asl.

Si è ancora in attesa che ai medici di base, per i quali è stato predisposto un calendario e i turni, sia indicato il luogo per il DRIVE-IN dove effettuare i tamponi diagnostici di rilevamento del Covid-19. Un Drive-In non può essere certamente individuato nell’immobile in Villa Comunale, non raggiungibile con un’automobile. Sarebbe più opportuno indirizzarsi verso la struttura dove è già presente un presidio permanente,come quello della Confraternita Misericordia in via Vecchia Barletta.

Le rassicurazioni del DG, sui concorsi, le ristrutturazioni e sui tempi del nuovo ospedale ci sono state, ma quello che oggi si aspettano i cittadini sono risposte immediate.

Non è colpa dei cittadini se sull’attuale gestione ricadono i ritardi del passato e le complicazioni del Covid. In attesa del nuovo ospedale serve mettere in sicurezza l’attuale e dare una svolta poderosa alla medicina del territorio».

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