Sono state oltre 300 le richieste nel primo giorno di attivazione del sistema Giava-Covid in Puglia per la prenotazione, da parte dei medici di famiglia, dei tamponi molecolari per i loro assistiti.

Da lunedì 11 gennaio, infatti, in Puglia è possibile per i medici di base svolgere attività di «contact tracing» dei casi sospetti o confermati, decidere isolamento o quarantena e prenotare online il tampone molecolare che, successivamente, verrà effettuato dalle Asl. I test rapidi ai contatti stretti asintomatici, invece, potranno essere eseguiti negli studi medici oppure, in alternativa, all’interno di apposite strutture individuate dalle Asl. Al momento sono stati individuati 21 edifici nelle province di Bari e Lecce e un’altra ventina nel Foggiano.

Lunedì scorso sono stati oltre 300 i tamponi prenotati, un afflusso elevato che ha messo in difficoltà le Asl, come viene riportato in una circolare inviata dal dirigente del dipartimento Salute della Regione Puglia, Onofrio Mongelli, ai direttori delle aziende sanitarie. «Si è rilevato – scrive – che dopo l’avvio del nuovo modello organizzativo si sono registrate difficoltà organizzative che devono essere immediatamente risolte dalle direzioni sanitarie Asl congiuntamente alle direzioni delle strutture coinvolte – si legge – al fine di garantire la continuità del servizio agli assistiti».

Ma non tutti i camici bianchi sono d’accordo con questo protocollo. Circa 350 medici di famiglia, dei 3.500 presenti in Puglia, hanno infatti chiesto alle aziende sanitarie di essere esonerati dal compito di effettuare i tamponi rapidi, dichiarando di essere in condizioni fisiche tali da essere considerati soggetti fragili e quindi a rischio.