Un salto a quella maledetta mattina di ormai quattro anni fa: le testimonianze dei sopravvissuti, acquisite agli atti ieri durante l’udienza del processo sulla tragedia ferroviaria del 12 luglio 2016, sono un colpo che riapre difatto una ferita mai veramente sopita in un territorio che ha pagato a caro prezzo quello scontro tra treni. Dalle 11,06 di quella mattina tanto è cambiato e le testimonianze lette ieri hanno riportato alla mente ricordi indelebili di una tragedia per cui si attende con ansia giustizia. “Il treno tremava in modo incontrollato, ho sentito un boato e poi puzza di gas” spiegò al commissariato di Trani undici giorni dopo l’incidente una studentessa universitaria che oggi ha 28 anni  e che era nel vagone immediatamente successivo a quello dell’impatto. La giovane spiegò di aver visto il vagone davanti completamente piegato oltre ad uomo tra gli ulivi a terra: “Sentivo urlare dal dolore, piangere e chiedere aiuto, persone intrappolate nei vagoni”. A salvarla un passeggero che forò la leva d’apertura di emergenza, riuscendo ad aprire le porte del treno, mentre “un contadino ci aiutava ad uscire – si legge ancora nel verbale – dal vagone perchè il mezzo si trovava in un cunicolo e non era agevole”. Un racconto che pur essendo con comunicazione non verbale, permette di comprendere con drammaticità quei momenti concitati. Momenti su cui si concentrò una 65enne che viaggiava con marito e figlie e che descrisse proprio il “panico” di quei minuti, raccontando che si erano “rifugiati sotto gli alberi in attesa dei soccorsi”.

Altra testimonianza acquisita agli atti, sono in totale cinque quelle di ieri, è quella di un ragazzo che all’epoca dei fatti era 16enne e riferì agli agenti del Commissariato di Corato di aver “sentito all’improvviso un fortissimo boato, di aver sbattuto la testa sul sedile anteriore”, ritrovandosi “con la faccia piena di sangue”. Nel verbale il racconto prosegue con altri dettagli ed elementi che ribadiscono tutto il complesso quadro di quel momento. A noi restano queste testimonianze ad imperitura memoria di quanto accaduto. A chi ha vissuto direttamente o indirettamente quegli attimi resta la consapevolezza di essersi ritrovati in un contesto che probabilmente non ci si sarebbe mai immaginati di vivere se non in un film. Questi ricordi però devono esser un faro affinchè si faccia presto per assicurare alla giustizia tutti coloro i quali hanno sbagliato, verificate tutte le resposabilità ed assicurato un riposo non più vano per chi in quella maledetta mattinata non ce l’ha fatta.