Home News Svastica alla Cattedrale, Troia (Verdi): «Fallimento della prima figura educativa, la famiglia»

Svastica alla Cattedrale, Troia (Verdi): «Fallimento della prima figura educativa, la famiglia»

La nota: «Incapacità politica di affrontare e risolvere»

«A seguito degli ultimi accadimenti verificatisi in città e in particolare modo, il disegnare sulle pareti della Cattedrale l’odioso simbolo della svastica, è l’apice del fallimento della prima agenzia educativa che è la FAMIGLIA, a cui va aggiunto il totale disinteresse politico-amministrativo, volto a garantire un minimo di sicurezza a questa comunità, partendo dal far rispettare anche le più elementari norme di condotta civile». Interviene così, in una nota, Cesareo Troia (Verdi).

«Le famiglie non svolgono più il compito di educatori, rimandando la teoria e la pratica educativa alla legge della “Strada”, così da non essere più i filtri della società. I genitori devono essere presenti ed attendibili, così da rappresentare un riferimento e quindi smettere di essere amici dei figli. Questo atteggiamento ha indebolito anche le altre agenzie educative, come la scuola e le parrocchie, che ormai lavorano con i giovani ai margini del consentito. Penso agli insegnati di ogni ordine e grado che con quanta fatica svolgono il loro ruolo, dovendo stare attenti persino al timbro di voce che utilizzano. Ormai si pretende solo rispetto e tolleranza da parte degli insegnati, senza doverne riconoscere l’autorevolezza nel ruolo pedagogico che sempre gli ha contraddistinti. I giovani crescono purtroppo nella consapevolezza di essere intoccabili e di vivere fuori da ogni forma di educazione e rispetto altrui.

Fateci caso come nella nostra città, ormai nessuno porta più il casco, nessuno indossa le cinture, nessuno parcheggia più negli spazi consentiti, ogni due giorni ci sono investimenti di pedoni e incidenti dovuti a disattenzione, o peggio ancora, all’uso del cellulare, gente che non rispetta il Codice della strada parcheggiando agli angoli e/o in divieto. Per non parlare del centro storico assolutamente lasciato ed abbandonato a se stesso. come una sorta di recinto autogestito, perché ormai troppo abituati a un regime di assoluta anarchia. Una città ormai allo sbando, non più controllata e non più sicura, o forse non lo è mai stata.

Certamente una situazione che non è assolutamente imputabile alle poche Forze dell’ordine presenti ed insufficienti a presidiare un vasto territorio come quello andriese. Occorreva e occorre, attraverso i parlamentari e le istituzioni che ricevono il mandato attraverso le elezioni da questo territorio, sollecitare i Ministeri competenti (Interno e Difesa) per un aumento di organico delle Forze dell’ordine.

Certo è, che al netto delle critiche, occorrono le proposte.

Occorre essere più incisivi, previa intesa con la Prefettura volto ad eventuale protocollo d’intesa: Andria andrebbe divisa per Zone e, a ogni zona, magari anche a rotazione, assegnarla ad un corpo diverso (Finanza, Carabinieri, Polizia Locale, Polizia di Stato) per un più radicale controllo garantendo una presenza più marcata, avendone limitato il raggio di azione. O integrare gli istituti di vigilanza e le guardie campestri, affidando loro, il recupero dei mezzi rubati, nascosti nel vasto agro rurale di Andria.

Andrebbe intensificato il monitoraggio con le telecamere a partire da tutto il centro storico, esteso sino alle periferie nei luoghi più isolati in modo da agevolare, previa intesa, il lavoro delle Forze dell’ordine, anche con l’utilizzo dei Droni, per scoprire chi ad esempio accende fuochi al tramonto, utilizzando rifiuti in primis plastica o amianto. E’ singolare che solo adesso si senta il bisogno di correre ai ripari, solo perché ad essere colpita è stata una istituzione, senza essersi mai preoccupati prima di monitorare il centro storico.

Temi questi che andrebbero analizzati con maggiore attenzione, in vista di un nuovo governo politico cittadino».

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