La Procura di Bari ha chiuso le indagini nei confronti di nove persone, accusate a vario titolo di concorso in turbativa d’asta, corruzione e falso con riferimento a due presunte gare truccate per la costruzione di una scuola a Corato e di un impianto per trattamento rifiuti ad Andria. Ora si attende la decisione del pubblico ministero che arriverà nei prossimi giorni dopo eventuali nuovi elementi prodotti dalle difese, che potrebbe chiedere l’archiviazione della posizione di alcuni o rinviarli a giudizio. Nell’inchiesta sono indagati a vario titolo, l’ex assessore regionale all’ambiente Filippo Caracciolo che rimise le deleghe da assessore nel febbraio 2018 all’indomani dell’avviso di garanzia da parte della magistratura barese, l’ex direttore generale di Arca Puglia Sabino Lupelli, gli imprenditori Massimo e Amedeo Marino Onofrio Manchisi, il dirigente comunale di Barletta Donato Lamacchia, gli imprenditori Alessandro Ermini e Rossano Dell’Innocenti, l’ex direttore generale di Amiu Puglia Antonio Di Biase, il dirigente tecnico dell’Aro 2 Bat dei Comuni di Andria, Minervino Murge, Spinazzola e Canosa Antonio Dibari.

L’inchiesta è nata da un altro procedimento su un presunto giro di tangenti in cambio di appalti dell’Arca Puglia, l’agenzia regionale che gestisce le case popolari, nell’ambito del quale l’ex dg Lupelli e l’imprenditore Massimo Manchisi hanno già patteggiato la pena. In questa seconda indagine, invece, la Procura di Bari contesta agli indagati due presunti appalti truccati. Il primo, risalente al novembre 2017, riguarda la gara indetta dal Comune di Corato per la costruzione della nuova sede della scuola media ‘Giovanni XXIII’ aggiudicata alla società cooperativa Consital della quale era consorziata la Caementarius Srl degli imprenditori Menchisi. Secondo l’accusa Caracciolo avrebbe indotto il dirigente comunale Lamacchia a favorire la società dei fratelli Manchisi promettendogli in cambio il proprio interessamento per l’assunzione di un incarico dirigenziale alla Regione Puglia. In questa vicenda Lupelli avrebbe fatto da intermediario tra Caracciolo e gli imprenditori, assicurando in cambio all’assessore sostegno elettorale. Il secondo appalto ritenuto truccato, risalente allo stesso periodo, riguarda la gara da circa 27 milioni di euro indetta dall’Aro 2 Bat per “l’affidamento della concessione di costruzione e gestione del complesso impiantistico per il trattamento della Forsu (frazione organica del residuo solido urbano) ed opere accessorie ad Andria”. La gara venne aggiudicata all’Ati di cui faceva parte la società Green Project Srl degli imprenditori Ermini e Degl’Innocenti. Stando all’ipotesi accusatoria Caracciolo, assicurando a Di Biase e Dibari, rispettivamente componente della commissione e rup della gara, il loro inserimento nel suo gruppo di lavoro presso l’assessorato regionale, avrebbe indotto i due pubblici ufficiali a favorire gli imprenditori indagati. Da questi ultimi avrebbe poi ottenuto, alcuni mesi dopo, la costituzione di una società di consulenza, la Biobat srl, con sede legale ad Andria, nello stesso luogo dove ha sede la società Cannone srl di cui l’ex assessore è direttore tecnico.