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Clima e ambiente, Miscioscia: «Serve una corretta e programmata gestione del ciclo dei rifiuti»

La nota del Coordinatore vicario regionale di FareAmbiente

«Si parla tanto di emergenza dei cambiamenti climatici e di attenzione alla sostenibilità ambientale, ma si sottovaluta l’emergenza culturale legata allo stile di vita e comportamentale dei cittadini con tutte le implicazioni che determina la produzione, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Il tema legato ai cambiamenti climatici non può prescindere da quello ambientale legato anche alle problematiche della gestione del ciclo dei rifiuti se si considera che già dal 2012 avremmo dovuto raggiungere l’obiettivo del 65% della raccolta differenziata. E’ del tutto evidente che la nostra Regione sconta un vero e proprio deficit sia dal punto di vista dell’investimento culturale che logistico in questo settore, scontando ritardi nel caso dell’approvazione del nuovo Piano di Gestione dei Rifiuti, le cui conseguenze si ritorcono inevitabilmente per un verso sulle tasche dei cittadini sotto forma di TARI e per l’altro sull’ambiente per il quale tutti ci ergiamo, a parole, a strenui difensori». Interviene così, in una nota, il Coordinatore vicario regionale di FareAmbiente Benedetto Miscioscia.

«L’assurdo è che il Piano previsionale regionale, punta a raggiungere l’obiettivo del “Rifiuto zero” o del 65% della raccolta differenziata addirittura entro il 2025, ben oltre il 2012 stabilito dalla normativa, per poter ridurre il ricorso alle discariche con il cosiddetto regime di autosufficienza. Un Piano che sulla carta  punterebbe a riciclare il 90% dei rifiuti prodotti annualmente, recuperando integralmente la frazione organica, il cosiddetto Umido, e producendo il CSS (Combustibile Solido Secondario) da bruciare negli impianti cosiddetti abilitati, ovvero  nella centrale Enel di Cerano e nei cementifici, mentre dall’altra parte ci si batte sia contro la realizzazione dei  termovalorizzatori e, paradossalmente, contro anche i nuovi siti per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti differenziati. Nel  mentre il Presidente Emiliano va in Europa a parlare di strategie sui cambiamenti climatici, nulla si dice  sulla strategia di incentivazione alla raccolta differenziata con  i cittadini pugliesi  che continuano a subire il deficit del sistema impiantistico per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti con le inevitabili e pesanti ripercussioni finanziarie sulla TARI ma anche sull’impatto ambientale provocato dalle emissioni di CO2 dei tir  costretti a percorrere giornalmente centinaia di migliaia di chilometri per trasportare i rifiuti in giro per la Puglia e anche fuori regione.

Siamo di fronte ad un vero corto circuito, con l’aggravante di dare origine ad una inconsapevole catastrofe ecologica quotidiana di cui però si fa finta di nulla pur nella consapevolezza che lo scotto maggiore lo subisce il meridione d’Italia. Infatti su 285 impianti di compostaggio esistenti in Italia ben 178, ovvero il 62%, sono ubicati nel nord con la sola Lombardia che ne ha 65; mentre gli odiati termovalorizzatori, su 49 funzionanti in tutta Italia, ben 28 sono ubicati al nord, 13 nel centro Italia e soltanto 8 al sud. Sarà anche per questo che da noi oltre ad essere più difficoltoso, costa di più smaltire i rifiuti? Ma se al nord sono in funzione i termovalorizzatori da noi, al contrario, abbondano le discariche che, peraltro, andrebbero messe in sicurezza, nonostante gli ultimatum e le sanzioni applicate dall’Unione Europea. Dunque nella nostra Regione si ritarda  l’approvazione del Piano di Gestione dei Rifiuti con il ciclo del trattamento dei rifiuti in mano alle piattaforme private che fanno e disfano come meglio credono. Una situazione, però, che non esime da responsabilità gli stessi cittadini che per un verso protestano contro la realizzazione di nuovi impianti per il trattamento dei rifiuti e per i continui aumenti della Tari, mentre dall’altra continuano a sottovalutare l’importanza della raccolta differenziata, ritenendola una fastidiosa incombenza che tanti pensano di risolvere abbandonando impunemente i rifiuti ovunque, oppure conferendoli senza differenziali convinti che sia inutile perché tanto la TARI la devono pagare lo stesso. A tal proposito è significativo il dato della città di Andria che a distanza di ben sei anni dall’avvio del servizio della raccolta differenziata porta a porta, prima Città della Puglia a dare la svolta, oggi si ritrova a registrare  un preoccupante calo della percentuale dei rifiuti differenziati sceso al 59%, rispetto al  70% conseguito nel 2017, con le prevedibili conseguenze sia sotto il profilo dei costi di smaltimento che delle ripercussioni in termini ambientali.

Dunque, la vera emergenza è innanzitutto culturale, è per questa ragione che come rappresentante regionale del movimento ambientalista di FareAmbiente,  ritengo che ci siano precise responsabilità del Governo Regionale sia  sulla programmazione degli investimenti a favore dei Comuni  con progetti mirati non solo per incentivare e finanziare le campagne di sensibilizzazione all’implementazione della raccolta differenziata ma anche per venire incontro alle loro esigenze al fine di contribuire a finanziare e gestire l’acquisto di foto trappole per il controllo sull’abbandono dei rifiuti ad opera  di cittadini incivili ed irresponsabili, refrattari a conferire correttamente i propri rifiuti, causando oltre ad un danno economico, ancora peggio, gravi danni ambientali.  Senza una seria e forte campagna di incentivi in materia, vedi ad esempio la proposta dell’introduzione della cauzione per i contenitori di plastica, lattine di alluminio e vetro, come fanno altri Paesi europei, la storiella dell’attuazione del Piano “Rifiuti Zero” rimane e rimarrà pura “utopia”, senza dimenticare che si dovrebbe puntare ad avviare politiche di sensibilizzazione alla riduzione della produzione dei rifiuti  già programmate dal 2015 ma di cui, a quanto pare, si sono perse le tracce».

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