Proseguono gli appuntamenti celebrativi in occasione della 105^ Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato attraverso l’approfondimento del tema del Messaggio di Papa Francesco: “Non si tratta solo di migranti”.

In questi giorni diventa propizia anche l’occasione per celebrare la “Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione”, istituita dalla Legge 45/2016 dal Parlamento italiano per ricordare chi ha perso la vita nel tentativo di emigrare verso il nostro paese per sfuggire alle guerre, alle persecuzioni e alla miseria. Il 3 ottobre del 2016 un’imbarcazione carica di migranti affondava a mezzo miglio dalle coste di Lampedusa. Si trattò del naufragio più grave accertato in termini di perdite di vite umane: 368 morti accertati, altri 20 presunti, 155 superstiti, di cui 41 bambini.

Per ricordare, anche, questa enorme tragedia, sarà realizzato dagli artisti Daniele Geniale e Roberta Fucci sul muro perimetrale della Casa Accoglienza “S. M. Goretti”, il murales “Si prese cura…” e, nello stesso giorno avrà luogo l’inaugurazione dell’opera alle ore 18.30, in via Quarti ad Andria.

«Per la Casa Accoglienza “S. Maria Goretti” e per l’Ufficio Migrantes della Diocesi di Andria rappresentare un’opera di Street art su quei muri che trasudano di umanità significa lasciare un segno evocativo della Parabola del Buon Samaritano – commenta don Geremia Acri -. Infatti, il titolo dell’opera “Si prese cura…” non è casuale, riprende l’intestazione della Lettera Pastorale del nostro Vescovo Mons. Luigi Mansi. La cura nella tradizione cristiana è custodire ed espandere i confini del proprio sé, e la capacità di sentire insieme all’altro, il disagio e la gioia, la sofferenza e la felicità, che implica il riconoscimento della comune umanità a cui tutti apparteniamo. La cura è una postura dell’anima che supera quel senso caritatevole e altruistico della pietà, è un impegno a fare bene per se stessi e per gli altri. La cura è un’attitudine donativa, che si fonda sulla consapevolezza dei propri limiti e sulla nostra condizione di vulnerabilità reciproca con l’Altro. La cura è la leva che apre i nostri cuori perché sottolinea la dimensione affettiva della relazione con le persone e l’ambiente che ci circonda. E oggi è quanto mai urgente ampliare il concetto di cura, e la comunità ecclesiale ha una grande responsabilità, soprattutto quella parte di laici cattolici impegnati nei ruoli pubblici, come la politica e le istituzioni statali».

«Quello che ho fatto, come in ogni intervento scaturito dalla mia collaborazione con la Casa di Accoglienza “S. Maria Goretti” della Diocesi di Andria, nella persona di don Geremia Acri e dei volontari, è narrare la parabola per esprimere la mia idea sull’universalità dei valori intrinseci nei testi evangelici. L’azione del prendersi cura -sottolinea l’artista Daniele Geniale-: in questo periodo, in questa nazione è demonizzata da una parte della popolazione, fomentata da certa rappresentanza di quel popolo. Siamo al paradosso, al capovolgimento della scala dei valori, alla messa in discussione di una struttura che ha aiutato il genere umano ad essere presente in questa casa chiamata Terra. Il mio approccio è stato quello di attualizzare il breve racconto della parabola del Buon Samaritano, usando gli archetipi contemporanei che sostituiti alle figure del sacerdote e del levita, hanno la stessa funzione di questi ultimi per l’economia della parabola».