Fotografavano le chiavi di casa con telefonini di ultima generazione e con quelle foto riuscivano a riprodurle perfettamente all’interno di una bottega di Bari prima di compiere il furto all’interno dell’abitazione. Ladri “fantasma” che riuscivano a non lasciare tracce di effrazione negli obiettivi prescelti casualmente e dopo un meticoloso pedinamento. E’ così che si è conclusa oggi l’operazione denominata “Ghostbuster” che ha portato all’esecuzione di 14 ordinanze cautelari di cui nove in carcere nei confronti di altrettanti soggetti tutti residenti tra Bari e Molfetta. Disarticolata, dopo lunghe ed accurate indagini dei Carabinieri della Stazione di Trani, una associazione malavitosa che era dedita a furti in appartamento ma anche nella successiva ricettazione della merce.

Un gruppo molto pericoloso, hanno spiegato gli inquirenti durante la conferenza stampa stamane in Procura, un gruppo che si muoveva molto rapidamente non solo nel nord barese ma anche nel resto della Puglia con puntate anche in Basilicata e Molise. Una banda organizzata con ruoli ben definiti che sceglieva le vittime a caso dopo una approfondita analisi. Circa sei mesi di indagini, da ottobre 2018 a gennaio 2019, in cui i Carabinieri di Trani hanno effettuato numerose intercettazioni ambientali e telefoniche ed in cui sono stati sventati, con semplici escamotage, almeno una ventina di furti già programmati dalla banda. L’intuizione dei militari tranesi a seguito di numerosi interventi per furti in abitazione dove non venivano riscontrati segni di effrazione.

Una banda, è stato appurato, che aveva base logistica a Bari, dove è stata posta anche sotto sequestro una attività commerciale in cui venivano riprodotte le chiavi mentre a Molfetta vi era la base per la ricettazione della refurtiva. Indagini rese più difficoltose proprio dalla rapidità con cui si muovevano i sodali della banda. Nel corso delle indagini numerosi i telefonini sequestrati, cellulari sui quali erano contenute foto della refurtiva e grazie alle quali i Carabinieri sono riusciti anche a risalire, tramite le impronte digitali, ad alcuni componenti della banda. Ideatore del sodalizio criminale è stato il 61enne barese Nicola Pastore. Per un 35enne ed un 25enne, invece, i ruoli di fotografi delle chiavi, sino ad un 46enne barese detto “il dottore” che era il titolare della bottega che provvedeva alla riproduzione delle chiavi. Agli altri componenti il ruolo di accedere alle abitazioni per compiere i furti. Al termine, poi, la refurtiva veniva ceduta a due molfettesi, di 44 e 27 anni, per la ricettazione vera e propria. Gli incontri avvenivano spesso in stazioni di servizio e con uno scambio diretto economico.