Anche con il boss in carcere, il clan continuava ad avere il controllo assoluto sullo spaccio di droga in città, con i pusher in grado di garantire la vendita di stupefacenti anche 24 ore su 24. Un’organizzazione di tipo familiare, strutturata sul modello delle “ndrine” calabresi che aveva come base operativa il quartiere di San Valentino, alla periferia di Andria e piazza Maifredi, nel cuore della città vecchia. A scrivere probabilmente la parola fine sulla storia del clan Pesce-Pistillo è stata la Suprema Corte di Cassazione che ha confermato in maniera definitiva le condanne nei confronti di noti esponenti del gruppo criminale. Tredici gli ordini di esecuzione di pena emessi dalla Procura Generale presso la Corte d’Appello di Bari ed eseguiti nel corso di un’operazione portata a termine da Polizia e Carabinieri. I destinatari del provvedimento dovranno scontare condanne comprese tra i 3 e gli 8 anni di carcere. In due sono tuttora irreperibili mentre per altri cinque il decreto è sospeso. Si tratta elementi di spicco e fiancheggiatori della pericolosa cosca andriese, composta dai due nuclei familiari. Tra di loro figura anche il 39enne Nicola Lovreglio, rimasto ferito nell’agguato che, il 24 giugno scorso, è costato la vita al pregiudicato Vito Griner, 40 anni, ucciso a colpi di pistola nei pressi della villa comunale.  L’indagine che ha smantellato il gruppo è partita nel 2011, anche grazie alle testimonianze di alcuni collaboratori di giustizia, tra cui elementi di vertice del clan. Il lavoro degli inquirenti ha così permesso di far luce sull’intensa attività di spaccio portata avanti dall’organizzazione, che si riforniva di grossi quantitativi di stupefacenti per poi rivendere le dosi attraverso una vera e propria squadra di pusher e vedette, che comunicavano tra loro mediante apparati ricetrasmittenti. In base a quanto emerso nell’inchiesta, il gruppo si sarebbe costituito nel 2004, su iniziativa di Francesco Pistillo: seppur rinchiuso in carcere per l’omicidio di Agostino Pastore, capo del clan rivale, ucciso a colpi di ascia il 24 settembre del 2000, il boss ha fatto valere la sua autorità attraverso i familiari rimasti a piede libero.

I provvedimenti sono stati eseguiti a cura dell’Arma dei Carabinieri, nei confronti di:

1.      FORTUNATO Michele, nato ad Andria il 6.9.1961, anni 7 e mesi 6 di reclusione (carcere);
2.      LOVREGLIO Nicola, nato a Bari il 10.2.1980, anni 4 e 20 giorni di reclusione (decr. sosp.);
3.      PESCE Giuseppe, nato ad Andria il 6.4.1981, anni 4 e mesi 6 di reclusione (carcere);
4.      PISTILLO Salvatore,  nato ad Andria il 28.10.1983, anni 5 e mesi 1 di reclusione (decr. sosp.);
5.      SPIONE Felice, nato ad andria il 22.4.1971, anni 3 e mesi 10, giorni 20 di reclusione (decr. sosp.);
6.      LOCONTE Tommaso, nato ad Andria il 30.12.1977, anni 8 di reclusione (irreperibile);
a cura della Polizia di Stato, nei confronti di:
1.      PASCULLI Vincenzo, nato ad Andria il 2.10.1965 , anni 8 di reclusione (irreperibile);
2.      LEONETTI Antonio, nato ad Andria il 16.9.1973, anni 2 e mesi 8 di reclusione (decr. sosp.);
3.      LEONETTI Riccardo, nato ad Andria il 11.1.1988, anni 2 e mesi 8 di reclusione (decr. sosp.);
4.      LEONETTI Vincenzo,  nato ad Andria 1.6.1979, anni 2 e mesi  8 di reclusione (decr. sosp.);
5.      PESCE Gianluca, nato ad Andria l’11.1.1987, anni 8 di reclusione;
6.      GALLO DI PINTO Marianna, nata a Trani il 5.4.1984, anni 6 e mesi 8 di reclusione