Ce ne eravamo occupati in un paio di servizi, andati in onda nel novembre scorso. Una “animalesca” caccia al cinghiale, andata in scena nelle campagne della Alta Murgia. Protagonisti tre agricoltori andriesi, intenti ad allontanare una trentina di esemplari che, a quanto pare, avevano invaso un terreno di loro proprietà.

A bordo di un Suv, si erano lanciati all’inseguimento del branco, conclusosi nel modo più macabro. Uno degli animali era stato investito, schiacciato per ben due volte dalle ruote dell’auto e poi torturato con un coltello, sino allo scalpo finale, esibito come trofeo di una battaglia impari.

Una scena “splatter”, degna di un film dell’orrore, interamente ripresa da uno smartphone, quasi si trattasse di una grande impresa da immortalare.

Il video era poi circolato rapidamente su WhatsApp e condiviso centinaia di volte sui social, sino a diventare virale.

Del gioco “bestiale” di qualche mese fa se n’è occupato, nella puntata di ieri sera, anche “Striscia la Notizia”, lo storico tg satirico di Canale 5.

L’inviato, Edoardo Stoppa (noto per le sue inchieste sui maltrattamenti agli animali) è arrivato ad Andria, per rintracciare l’autore della brutale uccisione. Ma giunto davanti alla sua abitazione, si è visto sbattere la porta in faccia dal padrone di casa.

Tornato in strada, il giornalista è stato poi avvicinato da un uomo, presentatosi come il fratello dell’agricoltore, che ha fornito la sua versione dei fatti, spiegando che quella apparsa come una spietata caccia al cinghiale, in realtà era solo un modo per allontanare il branco dal fondo agricolo.

Il racconto non sembra aver convinto troppo l’inviato di Striscia, che ha chiuso il servizio manifestando qualche perplessità. Le stesse che rimangono anche a noi, dopo aver guardato nuovamente il video: certamente quello della proliferazione dei cinghiali nel territorio della Murgia rappresenta un problema serio, alle luce delle coltivazioni devastate che questi esemplari si lasciano alle spalle al loro passaggio, quando vagano alla ricerca di cibo. Ma la crudele reazione dell’agricoltore, sembra essere nettamente sproporzionata rispetto al danno subito. Ed il feroce accanimento su una bestia ormai agonizzante, rende difficile distinguere l’uomo dall’animale.