Si terrà dal 4 al 6 maggio, ad Andria, la seconda edizione del Festival della Disperazione. La kermesse letteraria oltre a un fitto cartellone di eventi principali a pagamento (gli incontri presso Mater Gratiae con Ermanno Cavazzoni, Loredana Lipperini, Matteo Nucci, Umberto Galimberti, Davide Enia, Erri De Luca, Vanessa Roghi, Gianni Amelio, Stefano Benni e Paolo di Paolo), prevede una sezione off a ingresso libero. Gli eventi “off” si terranno tutti presso la biblioteca comunale di Andria in Piazza Sant’Agostino 5, in ciascuno dei tre giorni di festival, dalle 22:30 in poi. Vediamoli nel dettaglio.

Venerdì 4 tocca al celebre speaker di Radio 2 Raffaele Costantino e al suo “African Tales”. Costantino grazie a un dj set ragionato, condurrà il pubblico alla (ri)scoperta dei suoni del continente africano. Attraverso un dialogo tra musica e parole, “African Tales” racconterà di come la necessità di amplificare antichi strumenti tribali, i flussi migratori dalla campagna verso la città, le influenze dell’antico folklore e la voglia di modernità hanno trasformato la scena musicale africana in quello che è oggi.

Sabato 5 è la volta di Starmale dal vivo. La serata si chiama “Disperare in meglio” e consisterà in una “Riflessione satirica sul disagio contemporaneo”, ossia in un dibattito a senso unico con Emanuele Martorelli (scrittore, antropologo, giornalista), autore del progetto starmale.net. Si partirà dai frammenti di un malessere scomposto, ripercorrendo ironicamente insieme il tragitto dalla semplice inadeguatezza al narcisismo 2.0, per un’epoca filtrata da un Ego che in troppi frangenti non è all’altezza delle aspettative.

Domenica 6 si concluderà con la Festa della Disperazione. Oltre all’esibizione dei lavori prodotti durante il “workshop di disegno brutto” e alla gara di “Slam Poetry for Losers”, la chiusura della tre giorni sarà affidata al cantautore Ivan Talarico che porterà in scena il suo spettacolo “Il mio occhio destro ha un aspetto sinistro”. La paura dei mocassini, un discorso che s’inceppa per non finire, la morte come forma ideale di meditazione, l’amore prima dell’amore, l’escatologia del pesce in scatola. Argomenti che in questo concerto diventano canzoni sorprendenti e inaspettate, ricche di giochi di parole, paradossi, sentimenti profondi e vocalizzi incomprensibili. Ivan Talarico canta a perdifiato, suona, chiacchiera, ma soprattutto cerca disperatamente il senso di tutto ciò. Il pubblico se ne accorge e ride. E il senso, per fortuna, è perduto.