Quello che è certo, al momento, è che non si trattava di un verme. Ma risalire alla specie animale dello sgradito ospite non sembra essere cosa semplice. Sta assumendo i contorni dei un vero e proprio mistero la vicenda dell’animaletto trovato nella lattina di una bevanda gassata da madre e figlia andriesi, una decina di giorni fa. Le analisi sui reperti sequestrati dalla Polizia Scientifica, affidate all’Istituto Zooprofilattico di Foggia, non hanno infatti sciolto ancora definitivamente i dubbi sull’origine dello sgradevole intruso.
Il problema sarebbe l’estrazione del Dna (operazione che, solitamente, nel giro poche ore, permette di risalire alla specie animale) ma che in questo caso è resa complicata proprio dalla elevata gassosità della bevanda. Gli esami, effettuati dal laboratorio di Diagnostica virologica ed Entomologica dell’Istituto, dove il campione è arrivato circa una settimana fa, avevano sin da subito escluso che si trattasse di una larva d’insetto, bensì di materia organica. L’ipotesi è che si tratti di pelle, di quale animale però non è ancora stato accertato. Parallelamente, vanno avanti le indagini condotte dagli agenti del Commissariato di Andria e dal Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione della Regione Puglia sull’origine della lattina, di una nota marca di bevande.
Dagli accertamenti è emerso che è stata prodotta in Lussemburgo ed il suo lotto di provenienza era destinato al mercato polacco, quindi non poteva essere venduta in Italia. Madre e figlia, ricordiamo, non hanno avuto complicazioni. La bambina, dell’età di 12 anni, pur non avvertendo particolari sintomi, era comunque stata ricoverata precauzionalmente all’ospedale “Bonomo” e tenuta in osservazione per alcune ore, prima di essere definitivamente dimessa.
