Un episodio avvenuto in una mattina come tante, magari già ripetuto più volte, lo scenario è quello del Centro Unico di Prenotazione (CUP) di Andria, e i protagonisti sono una donna disabile, la sua accompagnatrice, il vigilante all’interno della struttura, e gli impiegati degli sportelli. Nei giorni scorsi un piccolo momento di tensione ha animato la mattinata all’interno del CUP di Andria in via Potenza: l’accompagnatrice di una donna disabile avrebbe chiesto, per la sua assistita, di poter accelerare le operazioni di prenotazione rispetto alla lunga ed estenuante fila presente, per rientrare a casa dove c’erano delle impellenze da effettuare viste le condizioni di salute della donna.
A questo punto, in realtà, il vigilante presente all’esterno della struttura di via Potenza, si sarebbe imposto negando la possibilità alla donna adducendo che non esistono “corsie preferenziali” per i disabili, e tanto meno uno sportello dedicato. Un po’ di tensione, tono di voce che si alza, e alla fine, dopo aver insistito diverse volte, il vigilante su ordine degli impiegati agli sportelli ha consentito alla donna di poter effettuare la propria prenotazione, senza tener conto dell’ordine di arrivo. L’episodio, segnalato alla nostra redazione, sottolinea un’annosa questione, forse poco nota ai cittadini.
Nei CUP di Andria e più in generale dell’ASL BT, non esistono “corsie preferenziali” per disabili o donne in stato di gravidanza. Come tantissime volte capitato, si spera nella buona sorte o nel buon senso di coloro che attendono in fila o dei dipendenti dello sportello, per far passare avanti chi ne ha veramente bisogno in quel momento. Una pratica che nella maggior parte delle volte ha un lieto fine, anche se in altri casi può, invece, creare malessere o mettere in difficoltà gli addetti ai lavori, consapevoli che ogni singola persona in sala d’attesa vuole arrivare al più presto al proprio turno.
Ufficialmente l’Asl Bt non ha emesso alcuna circolare interna, che dia indicazioni in merito. Tutti sono uguali e valgono nella stessa maniera, ragionamento assolutamente corretto, ma che non facilita la vita di coloro che non possono trascorrere troppe ora in attesa lontani dalle mura di casa e dalle eventuali cure. Ci auspichiamo che la segnalazione, che racconta un piccolo fatto di cronaca sottolineando un questione dalla elevata sensibilità sociale, possa essere un’occasione per rivalutare la regolamentazione del sistema d’attesa presso il Centro Unico di Prenotazione.