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Il potere logora chi ce l’ha: il ‘Caligola’ di Camus al Castel dei Mondi 2017

Lo spettacolo di Michele Sinisi per l'anteprima della XXI edizione del Festival

Il potere logora chi ce l’ha. Il potere è possessione maligna, è solitudine, una maledizione che avvelena lo spirito e il corpo.  Il potere rende schiavi e genera morte.

A fare da contraltare, l’arte. Il tiranno da una parte, l’artista dall’altra. Il primo ‘detta la storia agli storici’ il secondo la subisce.

Il primo ingabbia, il secondo cerca la libertà per sé e per gli altri. L’arte è scialuppa di salvataggio  per tentare di sopravvivere alle calamità  di un’epoca storica pervasa dall’istinto di morte. L’artista/scrittore è la lanterna dell’umanità che nel buio dell’abisso fa luce sulla bellezza e ne diventa custode, con la missione non di cambiare il mondo ma almeno di cercare di salvarlo dalla distruzione.

Cosa succede se il tiranno e l’artista abitano in un’unica persona? Ecco il Caligola di Camus, un anarchico della poesia incoronato imperatore.  L’esercizio del potere e la sua insaziabile fame di libertà: due forze di uguale intensità che agiscono in direzioni opposte. Il risultato è una lacerazione dolorosa che conduce alla follia. Caligola è pazzo, fa ciò che vuole e quello che lui vuole è la felicità, è l’immortalità e la luna. L’assurdo. Desideri disperati di un uomo che con la morte della sua Drusilla è stato messo con le spalle al muro di fronte alla finitezza umana. Lo strappo nel cielo, lo spartiacque tra un prima e un dopo, quando la libertà incontra il suo limite e si scopre mortale. Allora Caligola scopre il suo doppio, di fronte allo specchio vede fuori da sé il mostro che è diventato e ne è disgustato. Per contro agirà da tiranno mentre svelerà ai suoi sudditi le conseguenze fatali delle logiche- tutt’altro che logiche- del potere e la sua oscenità. In questa dinamica di sdoppiamento schizofrenico, Camus muove tutta la sua denuncia dei meccanismi di potere. Una riflessione, quella dello scrittore francese, che muove dall’accusa al totalitarismo hitleriano per estendersi, con gli anni a seguire, a tutte le dimensioni di poteri coatti e pericolosi, sino ai tempi della minaccia della Guerra Fredda tempi in cui, perdendo ogni ragion d’essere, non ci sarà spazio per l’ottimismo e il futuro sarà una favola a cui nessuno crederà più. È evidente che, in tal senso,  il testo di Camus, non è più opera circostanziata, bensì una riflessione profonda e dolorosa  attuale oggi come allora, più di allora.

 

Se il teatro è sempre per sua natura quello speculum dei costumi, della società e della vita, non vi è allora occasione migliore per un attore e per il pubblico, per riflettere sul proprio tempo.

In perfetta sintonia con l’idea di artista di Camus che deve saper  mettere assieme sempre un maggior numero di uomini  per offrire loro un’immagine privilegiata delle gioie così come delle sofferenze e che, seppur nella sua  talvolta necessaria solitudine, non potrà mai fare a meno della comunità, la sensibilità emotiva e l’esperienza professionale dell’attore e regista Michele Sinisi si materializzano con ottimi risultati sotto gli occhi di tutti proprio nello spettacolo Caligola che inaugura l’anteprima della XXI edizione del Festival Castel dei Mondi.

 

Più di venti le persone coinvolte tra attori, assistenti di regia e di scena che hanno lavorato sotto la direzione artistica e la regia di Michele Sinisi per venti giorni al testo Caligola del premio Nobel francese del 1957 Albert Camus, riuscendo a portare in scena, in tempi strettissimi, una chiusura di laboratorio che è un vero e proprio spettacolo completo.

Il testo nella sua rilettura contemporanea nelle scene e nell’azione, nei momenti di grande pathos e di tensione, non rinuncia a distendere l’atmosfera in sala e in scena con qualche piccola trovata comica che permette allo spettatore di prendere fiato prima di immergersi nuovamente nella profondità della riflessione camusiana. Un gioco di straniamento  che è anche il frutto del lavoro di Sinisi sugli attori e con gli attori e sul loro doppio. Uno sdoppiamento tra finzione e realtà, tra scena e vita  che, non a caso trova la sua eco proprio nella duplice natura del Caligola diviso tra ragion di stato e desideri del cuore.

Nello stesso solco si inserisce la scelta tecnico artistica di una scena posta sullo stesso piano di calpestio della platea. Attori e pubblico sullo stesso livello, così come l’arte e la vita che si nutrono una dell’atra a vicenda e nessuna delle due sopravvivrebbe senza l’altra. Un legame indissolubile come quello dell’attore e del suo pubblico nella cui tensione emotiva si realizza ogni volta quella incomprensibile e affasciante magia che è il teatro.

E che magia sia!

Buon Festival a tutti!

 

 

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