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#SonsofGod: Coriolanus nell’Impero dei social

La tragedia di Shakespeare secondo i Charioteer Theatre al CdM

Sons of God, figli di Dio, figli di questo tempo. Non potremo mai sapere se Shakespeare ci abbia visto lungo o se sono gli uomini a non cambiare mai e la storia a non aver nulla da insegnare e piuttosto a ripetersi inesorabile. Fatto sta che il Coriolanus dell’Impero romano diventa qui il concorrente di un reality all’ultimo sangue, protagonista indiscusso e osannato dall’impero della rete e dei social.
Nello scontro, tweet, commenti, like e video selfie prendono il posto di lance e spade. Il campo di battaglia è lo schermo del pc o dello smarthphone come si conviene ad un Coriolanus 2.0 nell’immediato futuro dell’anno 2020 (curiosa e forse non casuale la ripetizione del due e dello zero anche nella data).
Come nella Roma Antica anche in questo futuro prossimo, restano un pollice su o un pollice verso a decidere del destino del gladiatore/soldato nell’arena virtuale di contatti senza contatto.
Delle battaglie, dei valori della guerra, del senso della patria, della ricerca della vendetta, della brama di potere, del gioco di troni e dominazioni cambiano i protagonisti e le vicende ma restano immutati i meccanismi. Secoli fa Shakespeare è stato capace di intercettarli tutti, immortalandoli nelle sue drammaturgie senza tempo.

#SonsofGod è un esperimento di commistione e di convivenza di più linguaggi e diversi contributi, da quello dell’attore in scena, al video, ai videoselfie di liceali schierati – lontani dal campo di battaglia – pro o contro la causa di Coriolanus. In tutto questo, a cercare di svegliare le coscienze il rap romano di Davide Borri, che meglio traduce e riecheggia l’intraducibile pentametro giambico shakespeariano. Ragion per cui #SonsofGod è tutto rigorosamente in lingua inglese sopratitolato all’uopo. Ed è giusto che sia così. Come Dante con la lingua italiana, Shakespeare conserva nella sonorità della sua lingua originale la vera natura, oltre che il ritmo che conferisce senso all’azione scenica e ne caratterizza l’universalità. Il teatro di parola di Shakespeare non affida nulla al caso e la sua capacità di generare immagini non richiede scenografie che raccontino più di quello che il testo non abbia già creato, per questo le sue storie possono accadere ovunque e in ogni tempo, anche in uno spazio virtuale, nell’anno 2020.

Chiarissimo e attualissimo il senso dello spettacolo, abilmente trasmesso dalle scelte artistiche della sua regista, Laura Pasetti e dagli interpreti eccezionali della compagnia scozzese Charioteer Theatre: la rete ha i suoi pro e i suoi contro perciò la gestione dei pericoli dipende esclusivamente dalla capacità umana di riflettere, di scegliere, di prendere le distanze e soprattutto di pensare. Il pensiero critico e l’opinione personale e ragionata sono la vera scialuppa di salvataggio nel mare tempestoso di naviganti alla spasmodica ricerca di apprezzamenti e approvazioni superficiali, da parte utenti nascosti dietro schermi retroilluminati – magari, dall’altro lato del pianeta – che per questo non hanno nulla di edificante da aggiungere.

Il Charioteer Theatre, a distanza di 400 anni, conferisce alle parole del Bardo una vitalità tutta contemporanea, pur mantenendo i tratti distintivi e originali del testo, della lingua, della scena e specialmente dei rapporti gerarchici e relazionali tra i personaggi.
Una su tutte Volumnia, la grande donna che sta alle spalle di suo figlio Coriolano e che come tutte le donne di Shakespeare, conduce i giochi e muove i fili, mentre i grandi uomini danno i nomi alle tragedie. Madri e mogli che stanno dietro le quinte ma che agiscono da protagoniste prendendo in mano le redini degli eventi.

E infine, l’attore in platea, vicino al pubblico, rievoca nello chapiteau ad Andria le stesse atmosfere del Globe Theater della Londra vittoriana.

Prendendo in prestito le parole del prof. Stefano Bronzini dell’Università di Bari, che ha introdotto la seconda replica di #SonsofGod al Festival Castel dei Mondi, il teatro shakespeariano non solo è sempre attuale perché mette al centro l’uomo ma è immortale perché è movimento, proprio come il pensiero critico e in questo #SonsofGod è folgorante.

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