In controtendenza rispetto al resto d’Europa, in Italia scende dal 43% dello scorso anno al 41,7 % la produzione di energia da fonti rinnovabili e intanto, continuiamo a importare più elettricità di quanta ne esportiamo, nonostante un eccesso di produzione che che invece rimane inutilizzata.

Laddove il calo delle rinnovabili può essere almeno in parte imputato alle fonti idroelettriche, visto che nella prima parte del 2016 ci sono state precipitazioni inferiori alle medie, il secondo fenomeno è imputabile alla mancanza di un quadro completo di regole europee.

L’Italia ha il parco di centrali a gas più efficiente d’Europa, ma il calo della domanda assieme al successo delle rinnovabili comporta a un utilizzo ridotto degli impianti, che lavorano solo poche ore al giorno. Abbiamo quindi, un quantità di energia che saremmo in grado di produrre per l’esportazione nei paesi confinanti,però, per mancanza di regole comuni tra le società di trasmissione dell’elettricità dei vari paesi, tra le Borse elettriche e tra le autorità di controllo, l’Italia è limitata nelle esportazioni, ma continua a importarne più di tutti. Così l’Ue se da un lato parla di creazione di un mercato unico dell’energia, nella pratica, l’insieme delle regole da armonizzare tarda ad essere approvata.