«Certo che in politica non c’è mai fine al peggio. Credevamo di averle già viste tutte, ma ancora ci mancava questa pagina nerissima scritta da un’Amministrazione e da una maggioranza che ormai di centrodestra non hanno più nulla, ostaggi come sono di un Sindaco “padrone” e del suo maldestro “cerchio magico”». Intervengono così, in una nota congiunta, le segreterie provinciale della Bat e cittadina di Andria di Noi con l’Italia, a margine delle recenti determinazioni del Consiglio Comunale di Andria sul Piano di Riequilibrio e accesso al Fondo di Rotazione.

«Dunque – si legge – il Consiglio comunale fiume ha chiarito (qualora ce ne fosse ancora bisogno) alcune circostanze. La prima su tutte: i responsabili del disastro gestionale sono i 4 assessori licenziati dal Sindaco padrone. La seconda: non cercate tra quei banchi qualcuno che conosca il significato della parola “coerenza”.

Sì, d’accordo: è stato sventato l’affidamento all’esterno del servizio di riscossione dei tributi, che perciò rimane affidato a quei “monellacci” di via Bari, nella speranza che si ravvedano e tornino a meritarsi gli elogi sperticati del Padrone, proprio com’è avvenuto con dirigenti e funzionari, che da “pezza da piedi” sono diventati tassello imprescindibile della macchina amministrativa.

Ecco l’altra circostanza emersa in tutto il suo fragore: il Padrone ha uno scarso senso della misura. Ma anche questo si sapeva.

E va bene: ci sono anche i tagli alle indennità degli amministratori e ai gettoni dei consiglieri. Ma perché la scure sarà più pesante nel 2020, cioè quando questo Consiglio sarà alla fine del proprio mandato e i cittadini dovranno eleggerne un altro? Siamo cattivi se diciamo che è forte il nostro sospetto di una furbata a danno dei prossimi amministratori e dei prossimi consiglieri?

La sostanza è quella che tutti sappiamo: se il Ministero delle Finanze e la Corte dei Conti daranno il via libera, gli andriesi sono attesi a un salasso destinato a durare 15 anni e che di certo avrà ripercussioni pesanti sulla capacità economica di famiglie e imprese.

Ma in Consiglio abbiamo registrato il solito, oramai stucchevole ritornello delle responsabilità ereditate dal passato. Anche a voler prendere per credibile questa tiritera, restiamo convinti che la prudenza del “buon padre di famiglia” – immagine evocata ogni tre per due dal Sindaco – avrebbe dovuto imporre una maggiore oculatezza nelle spese, soprattutto in materia di lavori pubblici, giacché erano noti i procedimenti in corso per i famigerati espropri del Pru di San Valentino e che prima o poi le condanne a pagare per il Comune di Andria sarebbero arrivate.

Se consideriamo che Ministero e Corte dei Conti hanno davanti almeno 10 mesi per decidere l’ammissibilità del Piano di Riequilibrio al Fondo di Rotazione, è fin troppo facile capire che, alla fine, ha prevalso l’amore per la poltrona: siamo a fine 2018, la risposta romana non arriverà prima di ottobre 2019 e verosimilmente a marzo 2020 questo Consiglio comunale andrà a scadenza naturale. Tutto qui il furore delle “voci fuori dal coro”? Un po’ pochino, a nostro parere.

Eppure il Sindaco ha avuto 8 anni a disposizione per provare a rimettere a posto le cose, a

cominciare dall’efficienza dell’Ufficio Tributi, per continuare con il recupero dell’evasione e per finire con una maggiore oculatezza finanziaria.

Noi ci sentiamo e restiamo orgogliosamente parte della grande famiglia del centrodestra ma, pur avendo contribuito in maniera determinante al secondo successo consecutivo della coalizione, non possiamo riconoscerci in una maggioranza che si è rivelata compatta soltanto nella clamorosa e conclamata incapacità di opporsi al disastro incombente, fino a confezionare questo maleodorante regalo di Natale ai nostri concittadini.

“Per rialzarsi bisogna prima toccare il fondo”, dicono gli ottimisti a oltranza. Noi, che preferiamo essere realisti, invece chiediamo: sicuro che questo sia il fondo?».