Si terrà domani venerdì 7 settembre, la seconda udienza preliminare disposta dal gup del Tribunale di Trani Angela Schiralli, per il rinvio a giudizio di 18 persone e della società Ferrotramviaria, nell’ambito del procedimento per il disastro ferroviario avvenuto il 12 luglio del 2016 sulla tratta “Andria-Corato”. Nell’impatto dei due treni proprio della Ferrotramviaria, furono 23 le vittime e 51 i feriti.

Il 16 luglio scorso, presso l’aula della Corte d’Assise del Tribunale di Trani, c’è stata la costituzione di tutte le parti imputate e della stessa Ferrotramviaria spa in persona del legale rappresentante, cui è seguita quella delle parti civili tra cui parenti delle vittime e feriti, la Regione Puglia, quattro associazioni dei consumatori e tre animaliste oltre ad un’associazione di invalidi e vittime del lavoro ed i tre Comuni di Andria, Corato e Ruvo.

Venerdì saranno discusse e presentate eventuali eccezioni sulle costituzioni di parte civile con la Procura che ha chiesto di depositare 37 documenti acquisiti presso il Ministero dei Trasporti e relativi ad atti di indagine.

Gli imputati, lo ricordiamo, sono accusati a vario titolo, di disastro ferroviario, omicidio colposo, lesioni gravi colpose, omissione dolosa di cautele, violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e falso. Stando alle indagini della magistratura tranese, infatti, quel giorno da Andria fu dato l’ok alla partenza del treno senza aspettare l’incrocio con il convoglio proveniente da Corato, la cui partenza, però, non era stata neppure comunicata. Per queste condotte la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per i dirigenti di movimento di Andria e Corato, Vito Piccareta e Alessio Porcelli, il dirigente coordinatore centrale Francesco Pistolato e il capotreno Nicola Lorizzo, che viaggiava sul convoglio partito da Andria. Ai due capostazione si contesta anche di aver falsificato i registri contenenti le annotazioni sui “via libera” per la partenza dei treni. Agli allora dirigenti di Ferrotramviaria, gli amministratori delegati Enrico Maria Pasquini e sua sorella Gloria Pasquini, il direttore generale Massimo Nitti, il direttore di esercizio Michele Ronchi e altri sei dirigenti, la Procura di Trani contesta di non aver adeguatamente valutato i rischi, violando una serie di norme sulla sicurezza. Avrebbero sottovalutato il pericolo nonostante 20 inchieste disciplinari aperte fra il 2003 e il 2015 a seguito di incidenti sfiorati. Rischia il processo anche il direttore generale del ministero delle Infrastrutture, Virginio Di Giambattista, accusato in concorso con un’altra dirigente, Elena Molinaro, di non aver “compiuto verifiche periodiche” e adottato “provvedimenti urgenti” per eliminare il sistema del blocco telefonico su quella tratta a binario unico.