«Sono passati solo tre mesi da quando la famiglia Ferri, nostri concittadini abitanti in via Vecchia Barletta, hanno denunciato la fuoriuscita di acqua putrida dal pozzo artesiano che insiste nella loro area di residenza e di lavoro. Il timore è che la falda freatica possa essere avvelenata da sostanze pericolose. I cittadini hanno immediatamente informato il responsabile del dipartimento di Igiene pubblica Riccardo Matera, il quale è intervenuto e tempestivamente ha allertato gli organi inquirenti, la magistratura, il Noe dei Carabinieri l’ARPA. Si è proceduto alle analisi chimico-tossicologiche». Una lunga analisi dell’Associazione Onda D’Urto di Andria, prova a porre diverse domande alle autorità preposte dopo i tanti servizi effettuati dalla nostra testata sull’acqua inquinata di falda in via Vecchia Barletta. In corso ci sono delle indagini della magistratura ma vi è anche una risposta sembrata non esaustiva al 100% da parte dell’ARIF proprio su quel pozzo artesiano regionale, il numero 4, che pesca acqua più in profondità ma che ha la stessa natura dell’acqua sporca denunciata dai signori Ferri nel proprio pozzo.

«L’allarme di questi nostri concittadini è stato dettato dal nobile intento di salvaguardare la salute pubblica per il sospetto che i terreni agricoli, irrorati con l’acqua che capta acqua da due pozzi distanti solo duecento metri dal loro, appartengono alla Regione Puglia. Si tratta di oltre trecento terreni adibiti alla coltivazione prevalentemente di ortaggi e frutta. Il pericolo paventato dunque era serissimo: i prodotti coltivati sono sani? Le analisi del proprio pozzo artesiano sono state fatte con estrema celerità e a proprio spese, ovviamente. Purtroppo hanno dato esito positivo per la presenza di sostanze nocive, addirittura cancerogene. A questo punto il sindaco Giorgino, ha emesso un provvedimento per impedire l’uso dell’acqua da parte dei privati denuncianti, della famiglia Ferri e contestualmente ha chiesto alla Regione Puglia di verificare se l’acqua dei loro pozzi fossero altrettanto inquinati. L’intento è sapere se anche i terreni agricoli siano stati irrorati con acqua avvelenata. La risposta della Regione Puglia non si è fatta attendere».

«L’Arif (Agenzia Regionale attività Irrigue e Forestali), si è affrettata a dichiarare che l’acqua dei loro pozzi presenta solo un carico di batteri più alto del limite di legge, ma che comunque è utilizzabile per l’irrigazione dei campi e che “si riserva “nei limiti delle possibilità ad adottare gli accorgimenti per diminuire la carica batterica in questione”, testualmente riportato in un comunicato ufficiale. Inoltre viene specificato che i loro pozzi attingono dalla falda freatica, ma a profondità molto più spinta rispetto a quelli del pozzo dei signori Ferri. Insomma nessun pericolo per la salute umana o per la qualità del cibo coltivato. Tutto a posto. E’ da notare che in comunicati giornalistici che sono apparsi online viene riportato che la falda di emungimento delle acque dei pozzi è la stessa. Ci chiediamo: dove è la verità?».

«Inoltre le sostanze tossiche per la salute umana che sono state dosate oltre la soglia di legge nel pozzo dei signori Ferri sono ben più numerosi e più pericolosi, alcuni cancerogeni, rispetto a quanto dichiarato dall’Arif circa l’acqua dei loro pozzi. C’è una notevole differenza negli elementi fuori soglia. L’ Arif parla “solo” di batteri oltre il limite di legge, come se i batteri fossero innocui. Noi comuni cittadini a questo punto chiediamo che la analisi fatte dall’Arif siano rese pubbliche e che ci dicano chiaramente come intendano bonificare l’acqua erogata ai contadini, che il Servizio di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione della ASL BAT si esprima circa i controlli, che riteniamo sia stati eseguiti sugli ortaggi e sulla frutta di quei campi. Inoltre chiediamo la collaborazione dei contadini, diretti proprietari dei terreni, mettendo a disposizione le nostre risorse per far eseguire le analisi sull’acqua usata per scopo irriguo e così confermare a loro per primi e alla cittadinanza che sulle nostre tavole non arrivino alimenti che possano dare varie patologie, dalle più “banali” gastroenteriti e malattie tossinfettive al cancro».

«Ultima domanda che ci poniamo: come mai la falda è inquinata? Un sospetto molto verosimile è che qualcuno immetta fraudolentemente liquami con sostanze tossiche nei pozzi che vanno in falda, anziché captare l’acqua limpida che per ragione naturali scorre nelle viscere della terra. Facciamo un appello a tutti i cittadini a segnalare alla Polizia Locale eventuali sversamenti in pozzi artesiani di sostanze pericolose, magari documentando fotograficamente gli illeciti. Da tempo stiamo lottando affinché malattie gravi come il cancro, soprattutto quello che colpisce le fasce più fragili della società come i giovani e i bambini, vengano risparmiate. In città abbiamo promosso una una indagine per capirne le eventuali cause ambientali evitabili e ci sembra opportuno e doveroso che le cause certe, come gli inquinanti delle acque che avvelenano il cibo, siano le prime ad essere rimosse. Con la collaborazione di ciascun cittadino. Auspichiamo che gli avvelenatori smettano di inquinare, che gli organi inquirenti vigilino e puniscano severamente chi diffonde fattori di rischio per cattiva salute. Siamo ancora fiduciosi nella possibilità che cambiare sia possibile, come sia possibile avere una città con cittadini più sani e consapevoli».