Le 11,05 di quel 12 luglio 2016 hanno cambiato profondamente il volto dell’intero territorio del nord barese. Due treni della Ferrotramviaria, a praticamente metà percorso tra le città di Andria e Corato in un tratto a binario unico delle Ferrovie del Nord Barese, si sono scontrati. In particolare il treno ET1016 partito da Corato alle 11 e dopo aver percorso esattamente 7,82 chilometri ha impattato ad oltre 94 km/h, il treno proveniente da Andria, l’ET 1021, partito esattamente allo stesso orario e con poco più di 6 chilometri percorsi dalla stazione prima dell’impatto avvenuto alla velocità di 101 km/h. Praticamente nessuno dei due capo treni ha potuto azionare un freno di emergenza. In quel luogo sperduto tra le campagne ricche di ulivi e terreni coltivati, una leggera curva e visibilità ridotta. In quel luogo sperduto, dopo pochi minuti, l’attivazione della maxi emergenza per disastro ferroviario.

Meno di un quarto d’ora dall’impatto e sul posto l’arrivo delle prime tre ambulanze assieme alle squadre dei vigili del fuoco e delle forze armate. Tre vie d’accesso tutte complicate e di difficile individuazione. I tanti sms, i messaggi whatsapp, le telefonate. La macchina dei soccorsi in moto in meno di mezz’ora. L’apertura dell’emergenza ed i primi feriti da cogliere al volo e da identificare per permettere di salvare vite umane prima ancora di constatare il decesso di altri. L’arrivo di altre ambulanze, da Andria, Corato, Trani, Barletta, Canosa. L’arrivo della Protezione Civile, il montaggio del Posto Medico Avanzato della Misericordia di Andria grazie alla prontezza del sistema di emergenza provinciale. Sono poco più delle 12 e già si comprende come la complessità delle operazioni avrebbe richiesto ben più di una mezza giornata di lavoro. Circa 40 gradi, già diversi i corpi recuperati ed i feriti soccorsi e trasferiti in ospedale. Un susseguirsi di voci, la mobilitazione generale che minuto dopo minuto sale e si moltiplica. Sale il conto delle persone decedute. Parte nel primo pomeriggio l’appello per la raccolta di sangue: in migliaia si riversano negli Ospedali della Provincia per donare. Si teme l’emergenza scongiurata. Associazioni ed enti di volontariato giungono sul luogo dell’incidente per rifornire i soccorritori di acqua e bevande. Il caldo, le cicale, la tensione, le notizie.

Sono le 16, una quindicina i corpi recuperati, praticamente tutti smistati negli ospedali gli oltre 50 feriti anche se resta chiaro che sotto quelle lamiere contorte vi sono ancora altri dispersi. E’ corsa contro il tempo, si cerca di ricostruire il numero preciso di persone presenti, conto difficilissimo. Il Palasport di Corso Germania ad Andria apre le sue porte con un centro di accoglienza per i parenti di coloro i quali potrebbero esser stati o esser ancora su quel treno. Si mobilita il Governo con il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, che arriverà sul luogo del disastro attorno alle 20.

Messaggi di vicinanza e cordoglio dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e da Papa Francesco. Decine le televisioni ed i media in diretta da tutto il mondo per raccontare il lavoro incessante dei soccorritori. Lavoro che durante la notte diventa una mera formalità per metter in sicurezza le lamiere. Si accendono i fari alogeni sul luogo del disastro cominciano a lavorare le ruspe e da quel groviglio, ormai, non ci si attende più di trovar nessuno: 23 i corpi estratti, ognuno con una storia differente, 23 persone normali che tornavano a casa da scuola, dal lavoro, da una vacanza. 23 persone che alle 11,05 di quel 12 luglio di due anni fa, hanno loro malgrado cambiato il corso della storia di questo lembo di Puglia, risvegliatosi ancor più insicuro e fragile ma unito di quanto non lo fosse qualche minuto prima.

Tragedia Bari Nord due anni dopo (1)Una tragedia che nella memoria personale e collettiva non potrà mai esser cancellata e che cerca risposte dal processo in via di avvio. Quel tratto è ormai interdetto ai treni da due anni oltre che sequestrato dalla magistratura. Quelle cicale continuano a frinire senza sosta, quei treni non ci sono più, in quel luogo c’è un cartello dei colleghi di chi della Ferrotramviaria non c’è più. Su quei binari i nomi delle 23 vittime, accanto i lavori di raddoppio della tratta, nella testa tante domande e la voglia, di tutti di giustizia.