A metà giugno nessuno avrebbe mai lontanamente immaginato che la situazione in casa Fidelis Andria potesse precipitare da un momento all’altro. Invece la dura e cruda realtà è che servono 285 mila euro per salvare il club biancoazzurro dal fallimento.

In questi primi due giorni della settimana gli sforzi della dirigenza biancoazzurra hanno permesso di raccogliere una cifra importante, circa il 50% garantita da Paolo Montemurro, Vito Ippedico, Vincenzo Todaro, da un imprenditore andriese che ha già contribuito in passato alla causa e il costruttore andriese Giuseppe Catapano. Fonti provenienti dalla società di via Santacroce assicurano che un ulteriore 15% dovrebbe essere garantito da un altro imprenditore e dall’andriese Vincenzo Pastore. In via definitiva mancherebbero all’appello circa 96 mila euro per coprire l’intero importo utile al pagamento degli stipendi dei mesi di aprile e maggio che dovranno essere versati obbligatoriamente entro la data di venerdì 6 luglio.

Il tempo è però tiranno e quindi il peggio purtroppo non è ancora scongiurato. Ma non è il momento di cercare capi espiatori o colpevoli di una situazione che andava certamente gestita meglio, ma è il momento di tastare il polso degli andriesi e dell’imprenditoria andriese. Se nessuno sarà disposto ad intervenire e a sacrificarsi per la causa, il calcio professionistico sparirà nuovamente dalla città federiciana dopo soli 3 anni e dopo soli 5 anni dal fallimento dell’A.S. Andria Bat. Serve necessariamente un altro piccolo sforzo per salvare lo storico club andriese.