Festa della Liberazione d’Italia, ovvero festa del ricordo e del monito. Passano gli anni, questo è il 73esimo anniversario, e passano le testimonianze. Passano i problemi ma passano anche le soluzioni per un popolo spesso troppo diviso e che rischia di non comprendere sino in fondo il valore di questa semplice e fruttuosa parola e cioè Liberazione. Come di consueto anche nella Città di Andria il 25 aprile è stato ricordato attraverso una cerimonia svolta con le autorità civili, militari e religiose e con diverse associazioni presenti all’interno del Monumento in onore ai Caduti andriesi di tutte le guerre, in un incontro di valori che non dovrebbe avere colori della politica ma banalmente il riconoscimento di uno scenario che 73 anni fa ha modificato l’incedere di una nazione e di una Repubblica paradossalmente ancora molto giovane e forse ancora poco matura. Parole di unione e di ricordo quelle pronunciate da Don Gianni Massaro, Vicario della Diocesi di Andria, che ha officiato la Santa Messa, parole ancor più attualizzate nella quotidianità quelle del Sindaco di Andria, Nicola Giorgino.

«La tradizionale ricorrenza della Festa della Liberazione, non può e non deve trasformarsi solo in una retorica riproposizione di un evento della nostra storia, ma deve essere interpretata con una nuova e più aggiornata lettura, in particolare dei valori che si svilupparono in quegli anni. La società e le nostre città, da allora, sono profondamente cambiate, sono cresciute ed evolute con un tessuto sociale diversificato, anche se le nuove forme di disagio e le nuove povertà stanno emergendo sempre più costantemente in forme ed espressioni più diverse. Oggi la libertà, la nostra libertà, purtroppo, è attaccata da nuovi e diversi nemici. Gli interessi di parte, l’individualismo a tratti esasperato, l’indifferenza per il bene comune, la mancanza del rispetto delle regole, del senso civico e del rispetto delle istituzioni. Credere nei valori della libertà oggi, significa credere che è necessario riaffermare i valori per la centralità delle persone e dei legami sociali, della laboriosità, dell’impegno sociale, facendo ognuno il proprio dovere di imprenditore, di lavoratore, di amministratore, senza dare credito a coloro che alimentano quotidianamente solo sfiducia, scetticismo e scoraggiamento. La nostra città si è affermata ed cresciuta su solide radici e su questa terra i nostri nonni e i nostri padri hanno lottato e lavorato duramente per garantirci un futuro migliore. Per questo dovremmo essere disposti a tutto per difenderla, non cercando solo di trarne un vantaggio effimero di parte, ma avviando una nuova convergenza impegnandosi per conseguire il bene comune. Un particolare appello lo rivolgo alle nuove generazioni, perchè possano essere promotori di questi atteggiamenti positivi con rinnovata attenzione e consapevolezza».