Era il 20 aprile del 1993 quando una folla enorme salutò per l’ultima volta Mons. Antonio Bello o meglio come voleva che lo si chiamasse, Don Tonino. A distanza di 25 anni dalla sua morte l’arrivo in Puglia, per la seconda volta in poco più di un mese, di Papa Francesco, che ha scelto le orme di Don Tonino per testimoniare il suo messaggio di semplicità bella dell’umiltà. Un messaggio per tutta la chiesa partito da Alessano questa mattina con un leggero ritardo rispetto al programma attorno alle 9.30 e proseguito poi a Molfetta dove in oltre 40 mila lo hanno accompagnato e salutato.

Papa Francesco che ha ricordato nei suoi messaggi e nella sua omelia a Molfetta il carisma della semplicità di Don Tonino Bello richiamando la Chiesa proprio all’insegnamento che ha lasciato in eredità il Vescovo Pugliese, vescovo della gente e per la gente così tanto amato anche a 25 anni dalla sua scomparsa. Oltre 1000 gli uomini delle forze dell’ordine impegnati nella città di Molfetta per far si che tutto fosse svolto in perfetta sicurezza circa 500 i volontari della protezione civile al lavoro ed importante la presenza delle autorità religiose, militari e civili. L’emozione dei molfettesi e dei tanti fedeli arrivati da ogni parte d’Italia e del Mondo proprio nel segno di Don Tonino.

Semplicità bella dell’umiltà, una chiesa al servizio del mondo non avviluppata dentro di se, non in attesa di ricevere ma di prestare pronto soccorso, una chiesa accesa di amore per l’oggi. Così ha descritto Papa Francesco la chiesa che vorrebbe nel nome di Don Tonino Bello, nel nome di un Beato in terra che ha segnato un territorio come quello a Nord di Bari per poi espandere rapidamente il suo messaggio nel tempo verso tutto il mondo. Il bagno di folla con ben oltre 40mila fedeli ad attenderlo sul porto. Una celebrazione concelebrata con Mons. Cornacchia Vescovo della diocesi di Molfetta, con 60 vescovi, tra questi anche il vescovo della Diocesi di Andria Mons. Mansi, sul palco allestito tra corso Dante e le banchine Seminario e San Domenico del porto.

Per la celebrazione i simboli più amati di don Tonino, un albero di ulivo, la croce in legno e il pastorale sempre di ulivo del vescovo di Molfetta tra le mani di Papa Francesco. Il legno di ulivo rappresentava per “il vescovo degli ultimi” la semplicità, la vicinanza alla terra, simbolo del pastore. Palco affacciato sul mare mentre sull’altare l’albero di ulivo, al centro la riproduzione del crocefisso che don Tonino indossava, e a destra una statua della Madonna dei Martiri che è abitualmente custodita nella omonima Basilica di Molfetta. Viaggio anche questo pieno di simboli e tra i più importanti proprio quello che il Papa ha impugnato durante la celebrazione e cioè il pastorale d’ulivo di don Tonino.

Nell’omelia Papa Francesco ha ricordato come il nome di Don Tonino sia fondamentale e ricordato anche per la sua salutare allergia verso i titoli e gli onori. La Chiesa deve avere il coraggio di privarsi dei segni del potere per dare spazio al potere dei segni. A Don Tonino, ha ricordato Papa Francesco piaceva dire che i cristiani devono essere “contemplattivi”. Poi l’accento sulla Pace proprio con un’altra frase spesso pronunciata da Don Tonino: La pace non viene quando una persona prende il suo pane e va a mangiarselo per conto suo. La pace avviene quando si va a mangiare il pane assieme agli altri. i conflitti di tutte le guerre trovano le radici nella dissolvenza dei volti ed allora, ha ricordato Papa Francesco, noi siamo chiamati ad amare ogni volto. Poi la frase di chiusura: Sorgenti di speranza, di gioia, di pace proprio come don Tonino.