Ieri a Trani si è concluso il processo di primo grado a carico di sette imputati per l’operazione “le Grotte”, eseguita dal Commissariato di P.S. di Andria nel 2016.

L’inchiesta condotta per oltre due anni, dal mese di ottobre del 2014 all’ottobre del 2016, dagli Agenti della Polizia di Stato, coordinati dal Sostituto Procuratore Alessandro Donato Pesce, ha portato a sette condanne con pene che variano da un minimo di 1 anno a un massimo di 6 anni.

Le condanne più alte sono state inflitte a Nicola Inchingolo, di 23 anni, Tommaso Di Palma di 34 anni, Nicola Bonadie di 44 anni e Roberto Fonso di 25 anni, tutti riconosciuti responsabili del reato di spaccio di sostanze stupefacenti.

L’operazione, eseguita nel mese di ottobre del 2016, portò all’arresto di 10 persone, alle quali venivano contestati oltre 100 episodi per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti (eroina, cocaina, hashish e marijuana), di cui cinque finirono in carcere e cinque ai domiciliari. Nella circostanza furono sequestrati due chili di droga, dei quali 800 grammi di cocaina e secondo gli investigatori il volume d’affari si aggirava intorno ai 3 mila euro di guadagno al giorno.

L’indagine, partita ad agosto del 2014, prese il via da una rapina a mano armata e i poliziotti con accertamenti tecnici risalirono ai responsabili che erano anche consumatori abituali di droga. Si appurò l’esistenza di una notevole attività di spaccio che si svolgeva in città nel centro storico di Andria nel quartiere denominato “Grotte”, molto vicino alla movida cittadina, luogo di riferimento di molti consumatori che spesso arrivavano anche da località distanti per rifornirsi.

Le intercettazioni hanno messo in luce anche altri particolari: gli spacciatori erano talmente abili che, se si rendevano conto di aver perso un acquirente, tentavano di riconquistarlo offrendogli, gratis, nuove sostanze e di “ottima qualità”.