Da tre anni gli agricoltori pugliesi, soprattutto gli olivicoltori, subiscono le razzie di predoni che portano via il raccolto, devastano gli alberi e in alcuni casi li spiantano per vendere il legname. Il fenomeno preoccupa l’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura di Coldiretti, che ha portato il “caso Puglia” all’esame del ministro dell’Interno Marco Minniti, sollecitato dal comitato scientifico dell’Osservatorio di cui fanno parte l’ex procuratore Gian Carlo Caselli (che ne è il presidente) e l’ex procuratore Cataldo Motta.

«Il Viminale – spiega il presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – ha garantito il proprio impegno. I mandanti dei gruppi criminali sono italiani e spesso si avvalgono di “manodopera” straniera. Presi di mira gli oliveti (ma anche mandorleti e vigneti) del Barese, Tarantino e Foggiano. In un paio di minuti i ladri riescono a portar via oltre 30 chili di olive ad albero, battendo le piante con mazze anche di ferro per far crollare il prodotto. Gli agricoltori che subiscono il danno sono anche costretti a impiegare più manodopera per recuperare dal terreno parte della “refurtiva” persa durante il trasporto. I frantoi avvisano la questura prima di far partire i camion d’olio extravergine, per farli scortare fino all’autostrada. Questa è la situazione nella Bat e soprattutto ad Andria.

Il fenomeno – continua – mette a repentaglio l’incolumità degli olivicoltori, costretti a fare ronde diurne e notturne. Le forze dell’ordine, coadiuvate dalla Guardie campestri, hanno un territorio vasto da presidiare, così ampie zone non sono pattugliate. Gli agricoltori si sono organizzati con ronde notturne e diurne. Una strage di ulivi monumentali si è verificata nelle campagne del Barese, a Santo Spirito, nell’area attorno all’aeroporto di Bari e nella zona tra Bitonto, Grumo e Palo. Ogni albero garantisce circa un quintale di olive e il paradosso della vicenda è che gli ulivi di inestimabile valore sono tagliati: ogni albero frutta 8/10 quintali di legname.

Il fenomeno – conclude Cantele – è divenuto così pressante e pericoloso per la stessa incolumità, che gli agricoltori stanno rinunciando a presentare regolare denuncia. Le aziende corrono il forte rischio di perdere competitività».

Le denunce effettivamente presentate, secondo la stima della Coldiretti, sono circa il 20% degli episodi.