«1993 Mattarellum – 1995 Tatarellum – 2005 Porcellum – 2017 Rosatellum. Date e denominazioni che segnano la graduale, quando costante, involuzione dei sistemi elettorali vigenti nel Paese. L’ultima, il Rosatellum, degradata anche dalle modalità di approvazione: a colpi di fiducia». Inizia così una riflessione di Peppino Pirro sulle prossime politiche del 2018. Modalità di voto, modalità di approvazione della nuova legge elettorale, modalità di elezione dei candidati.

«Una scelta probabilmente dettata anche dalla consapevolezza che la folla di parlamentari transumanti presenti nelle aule parlamentari avrebbe reso impossibile l’approvazione di qualsiasi legge elettorale. Ma tant’è: siamo al Rosatellum – dice ancora Pirro – Una legge che consolida il potere di nomina da parte dei capipartito, nazionali o locali che siano, espropriando il diritto di scelta da parte degli elettori: la candidatura in più collegi dello stesso nominativo enfatizza questo degrado. Un rimedio possibile a questo esproprio di “sovranità” potrebbero essere le primarie. Un sistema inaugurato dal centrosinistra per legittimare i propri candidati ai vertici istituzionali».

«Ed è proprio al centrosinistra, ed al PD in particolare, che questa sollecitazione va indirizzata – dice ancora Pirro – Le caratteristiche del suo elettorato, la evidente caduta del consenso, la sarabanda dei cercatori di candidature rischiano di ampliare l’astensionismo di una crescente fascia di elettori sempre più frustrati e privi di riferimenti credibili. Un rimedio, quello delle delle primarie di collegio, che potrebbe rimettere in pista partecipazione e passione, sanando così le ferite di una sovranità violata».