«Dai Comuni parte il rilancio dell’Italia, a condizione di assegnare più risorse per le comunità, per le famiglie, per garantire più sicurezza e dare concrete risposte occupazionali. I Comuni sono il motore dello sviluppo».

Sono questi i concetti chiave espressi dal Sindaco di Andria, Nicola Giorgino, nel corso del suo intervento in uno dei forum previsti dal programma dell’Assemblea Nazionale dell’ANCI – Associazione Nazionale dei Comuni, conclusasi ieri a Vicenza.

«L’economia dei flussi, finanza, transnazionali, internet company e capitalismo delle reti, è sempre più selettiva con il risultato che ridisegna territori, città, ceti sociali – spiega Giorgino . In questo scenario sempre più globale e competitivo vi è tuttavia, e contemporaneamente, una richiesta di maggiore autonomia, che non deve farci perdere la bussola della concretezza e del realismo. Per questo, come è stato chiesto nell’ultimo meeting di Rimini di Comunione Liberazione da numerosi sindaci occorre, a proposito di risorse e di realismo, un vero “Piano Strategico” che abbia l’obiettivo di incrementare l’attuale livello di natalità dall’attuale 1,34 a 2 figli per famiglia, al fine di garantire il ricambio generazionale e quindi il futuro del nostro Paese. Per questo servono maggiori incentivi fiscali ed economici per i neo genitori, che rafforzino le iniziative degli ultimi Governi; la creazione di un sistema di welfare che offra diritti di maternità e paternità a tutti i lavoratori, anche non dipendenti; il miglioramento della conciliazione tra vita familiare e professionale ed un’organizzazione del lavoro più funzionale ed attenta alle nuove esigenze lavorative dei genitori; un maggiore investimento, in collaborazione con l’associazionismo e il privato sociale, nei servizi di assistenza agli anziani non-autosufficienti; la riduzione delle spese delle famiglie per l’iscrizione e la frequenza alle scuole dell’infanzia. Insieme alle famiglie sono urgenti e non più rinviabili politiche per l’emancipazione e l’autonomia dei giovani, a partire da misure che ne favoriscano l’inserimento e la stabilità occupazionale; la trasformazione, in tutte le medio-grandi città, di vecchi immobili pubblici in social housing e nuove forme di abitazione a sostegno di famiglie e giovani genitori. Servono ovviamente risorse e per, questo, è urgente sottoscrivere un patto tra Stato e Comuni che abbia al centro una vera e propria agenda nazionale analoga a quella europea urbana, che individui i fondamentali capisaldi della politica di finanza locale e del ruolo dei Comuni nella vita del Paese. Al centro di questa agenda dovrà esserci la restituzione ai Comuni di una piena e consapevole autonomia, che invece negli anni scorsi è stata fortemente sacrificata e compressa».

«I Comuni – ha proseguito il Sindaco nel suo intervento a Vicenza – chiedono che la legge di stabilità rafforzi e consolidi il riconoscimento pieno dell’autonomia finanziaria, fiscale ed organizzativa, che ha preso le mosse dal 2016. Tutto questo grazie alla fine dei tagli lineari, alla nuova versione del patto di stabilità, alla revisione della legge sulla contabilità ed anche al rilancio di importanti dì fondi come quello sull’edilizia scolastica e sul contrasto alla povertà. Autonomia finanziaria significa mettere ogni Comune della condizione di corrispondere alle politiche di spesa sociale e di investimenti necessari; mentre sul versante fiscale, nel confronto con il governo ci devono essere risorse per i comuni e le città. Quanto, invece, all’autonomia organizzativa, si proceda ad una vera ed effettiva e non formale semplificazione burocratica che consenta ai Comuni molta maggiore elasticità e flessibilità nella gestione quotidiana delle loro politiche, condizione per la crescita. Insomma si devono ridurre i vincoli. Semplificateci la vita, riducete la complessità e la contraddittorietà delle norme, e allora i Comuni torneranno a fare investimenti pubblici. Non basta cancellare a parole il Patto di stabilità. Ci vuole un patto di semplicità che ridia vita alle comunità locali, così torneremo a lavorare tutti meglio».