Cinque personaggi per una Storia. Cinque personaggi che hanno trovato la loro voce e la loro autrice nell’attrice e drammaturga Gemma Carbone.
Gemma Carbone è la poliziotta Hanna, Lisbet Palme, l’assassino Christer Petterson, il mandante e Olof Palme.
La storia che qui si racconta è l’omicidio Palme, caso irrisolto da quel febbraio del 1986. L’assassinio del Primo Ministro svedese Palme è un capitolo spartiacque della storia svedese, un punto di non ritorno e, tutt’oggi, un cold case. Cold, freddo, come la Svezia, come la neve, come le storie dimenticate, come un caso caduto in prescrizione, come la realtà quando sparisce. E se la realtà sparisce cosa ci resta?

Lo sparo nel buio che ucciderà Olof Palme sarà un capodanno fuori tempo e senza festeggiamenti, l’esplosione che annuncerà l’inizio della crisi dello stato sociale svedese.

Ma chi era Olof Palme?
Un uomo che si era battuto contro la guerra, contro l’apartheid, contro le armi nucleari, per i diritti di tutti, di tutta quella gente che Olof Palme amava, per questo la sera del suo omicidio aveva deciso di andare al cinema con la moglie, senza scorta.

Tante e diverse le teorie e le supposizioni, ancora in piedi, sul complotto che avrebbe portato ad abbattere la Swedish Palm, la palma svedese. Dalla Cia, al PKK, alla P2 e Licio Gelli, dai servizi segreti sudafricani, ai neonazisti scandinavi. Tutti avrebbero avuto una ragione per uccidere un uomo che aveva duramente criticato entrambe le superpotenze di Usa e Urss e che si batteva affinché i diritti della democrazia non fossero appannaggio di pochi e la ricchezza fosse tanto un obiettivo, quanto una responsabilità.

 

La storia di Olof Palme, scritta per la scena dalla stessa Gemma Carbone, con la collaborazione del giudice e scrittore Giancarlo De Cataldo e con Giulia Maria Falzea e Riccardo Festa, è la risposta all’urgenza di artisti chiamati alla memoria, memoria che è parte integrante della realtà. Perché, quando il mondo dimentica l’oggettività, preferendole un’immagine mediata e la trasmissione di una verità apparecchiata, allora, a fare da contraltare, resta solo lo spazio della finzione e dell’immaginazione per antonomasia, ecco che il teatro diventa luogo deputato al racconto di fatti ed eventi come sono realmente accaduti.
Gemma Carbone restituisce abilmente al pubblico tutte le emozioni umane di cinque personaggi protagonisti del caso Palme, cinque punti di vista su una vicenda che è un giallo intricato come un romanzo ma sospeso e insoluto come nella realtà.

Dopo un processo di lavorazione in tre fasi che ha visto un primo studio sul testo a Castiglioncello, un secondo a Vari e un terzo a Matera, Gul-uno sparo nel buio di e con Gemma Carbone di Koreja Teatro in coproduzione con Naprawski, ha debuttato domenica 3 settembre all’interno del cartellone della XXI edizione del Festival Castel dei Mondi.
Successivamente andrà in scena sabato 9 settembre nel Festival Teatro dei Luoghi/ Fine Terra nel Salento. A febbraio poi, mese in cui si ricorda la morte di Palme avvenuta il 28 febbraio del 1986, quattro repliche di Gul si terranno alla presenza di operatori dell’ambasciata svedese a Roma, per l’occasione il testo sarà tradotto in inglese e in svedese.

Gul-uno sparo nel buio è il chiaro esempio di quel teatro di impegno e di qualità, capace di fare dell’intrattenimento, un’occasione di informazione sui fatti della storia troppo presto, troppo facilmente e troppo a lungo accantonati.