La domanda iniziale era: è stato davvero Dante il padre della lingua italiana? La risposta finale è stata difatto si ma con qualche prescrizione, come è usuale dire in questo momento soprattutto quando si parla di amministrazione pubblica. A disquisire su questo e più in generale sulla lingua italiana, un appuntamento di Parolevolute, il primo di tre appuntamenti all’interno del programma del Festival Castel dei Mondi 2017 di Andria, nello scenario magico di Castel del Monte con l’organizzazione a cura della sezione andriese della Società Dante Alighieri. Parolevolute, lo dice il titolo stesso, è un approfondimento ormai continuo, sulla parola.

Ospite della prima giornata è stato il Prof. Domenico De Martino che ha raccontato con dovizia di particolari l’origine della lingua italiana partendo naturalmente da Dante stesso. Il punto di svolta è stato senza dubbio il Vocabolario stampato nel 1612 dopo ben 26 anni di gestazione ad opera degli intellettuali dell’Accademia della Crusca. Intellettuali guidati da Salviati e dal faro rappresentato da Dante, Petrarca e Boccaccio ed altri poeti del ‘300. Opere sezionate pezzo per pezzo con, alla fine, 25mila parole certificate e la descrizione delle diverse tipologie di significato anche rispetto alle versioni differenti delle grandi opere analizzate. La lingua italiana, insomma, nata in un libro per una nazione che effettivamente non esisteva. Come l’ha definita lo stesso Prof. De Martino «una lingua più stabile ma anche una lingua immobile».

Ora prossimo appuntamento venerdì 1 settembre sempre all’interno del Castel del Monte.