L’idea di teatro che anima una kermesse internazionale come il Festival Castel dei Mondi esula da tempo ormai dall’impostazione canonica di spettacoli prettamente legati al testo e alla drammaturgia. Pertanto, la manifestazione lascia sempre spazio a performance in cui l’azione fisica accompagna o addirittura si sostituisce alla parola. Lo abbiamo visto nei giorni scorsi con le immense acrobazie poetiche dei Cirkvost che hanno ridisegnato per tre giorni l’architettura urbana di piazza Catuma nel centro di Andria e in questi giorni, a palazzo Beltrani a Trani, sta accadendo qualcosa di simile, in scala ridotta.

La compagnia teatrale milanese Guinea Pigs, la compagnia di danza pugliese Equilibrio Dinamico e il laboratorio di scultura e architettura romano Anelo 1997 portano a Trani un progetto di installazione e performance con l’intento di porre una domanda e suscitare reazioni e risposte. La domanda è chiara ma non semplice: “Il futuro è una trappola?”
Ad accompagnare gli spettatori nell’indagine, un’istallazione site specific che è un labirinto di ferro, un intreccio geometrico di linee rette e angoli a 90°, linea continua che devia ogni volta che ne trova un’altra. La linea della vita di ciascuno che incontra quelle delle vite degli altri e che davanti a un ostacolo ricalcola il percorso. Una trappola appunto in cui ogni uomo deve imparare a stare in equilibrio, a svincolarsi e a camminarci dentro senza restare incastrati. Ma come si fa a vedere dove stiamo mettendo i piedi ora, nel presente, se lo sguardo preoccupato è sempre rivolto in avanti, al futuro?

In un primo tempo, in questo dedalo di metallo che è una specie di sovrapposizione tra un Tetris o qualsiasi video game bidimensionale dei primi computer, i giochi per bambini nei giardini pubblici e una scultura di impronta futurista , lo spett-attore non può esimersi dal farsi domande o comunque da riflettere sulla condizione di uomo del proprio tempo.
Nel secondo tempo della performance poi, gli interpreti e le danzatrici cercano di materializzare con i movimenti le parole, sostituendole con azioni frenetiche e suoni confusi. L’idea astratta di futuro assieme a tutte le sue domande sospese, alle preoccupazioni, alla precarietà e alla paura si fa tangibile e prende corpo in una sorta di scultura vivente di boccioniana memoria.
Forme uniche della continuità dello spazio, il succedersi ripetitivo dei movimenti di gambe e braccia che Boccioni riteneva inafferrabile e che cercava di catturare e riprodurre nelle sue sculture, come aveva fatto Muybrige con la fotografia, qui sono i gesti ripetuti fino allo stremo delle forze dalle danzatrice che incarnano gli affanni di queste generazioni eccessivamente proiettate verso un futuro di cui è sempre più difficile vedere l’alba.

Alla domanda iniziale che dà il nome alla installazione –spettacolo ‘il futuro è una trappola?’ fa da controcanto la risposta-enigma che emerge dalle ultime battute e che viene proposta allo spettatore come un urlo disperato: ‘e se domani non esiste?’.
Già, e se domani non esiste e ci stiamo affannando a cercare di comprendere un tempo e una dimensione evanescenti e imprevedibili perché ancora di là a venire?
La domanda che resta sospesa è sicuramente sconcertante ma lascia acceso un bagliore di speranza perché magari la soluzione per uscire dal labirinto sta appunto nel ridimensionamento e nella distanza. Guardare le cose da un’altra prospettiva per vederne inizio e fine e averne meno timore.

Il futuro è una trappola? non avrebbe potuto meritare migliore collocazione del Palazzo Beltrani che in questi giorni ospita la mostra “Da Manet a Tode. Dal Postimpressionismo al Neorealismo. I Grandi Maestri del Novecento”, un approfondimento su uno dei più grandi artisti contemporanei vivente Wlliam Tode, frequentatore attivo della vita culturale del neorealismo italiano, che nelle sue sperimentazioni pittoriche ha recuperato gli stilemi del cubofuturismo e li ha saputi trasferire nelle sue attività di scenografo e attore per il teatro e per il cinema.
Uno spirito ribelle che ha coniugato e incanalato nella sua produzione pittorica i suoi numerosi interessi per la letteratura, le nuove tecnologie, la musica e l’archeologia. Una personalità eclettica e aliena nella quale si incarna un dialogo sempre vivo tra passato e futuro facendo di Tode, ad oggi, l’artista contemporaneo per antonomasia.