I Servizi Sociali del Comune di Andria sono all’avanguardia in diverse tematiche ormai da anni. Ed a ricordarlo c’è stato anche un consigliere nazionale dell’ordine degli Assistenti Sociali, Beppe De Robertis, che ha voluto rispondere al Procuratore della Repubblica di Bari Giuseppe Volpe, che al termine della riunione della task force attivata in Puglia sul tema della violenza nei confronti dei minori, ha parlato di “grave latitanza dei servizi sociali”.

«Se da un lato questa affermazione rende manifesto l’affanno delle istituzioni e la carenza di risorse umane dedicate (ancora assai lontano l’obiettivo di servizio di 1 assistente sociale ogni 5000 abitanti) – dice Beppe De Robertis, consigliere nazionale dell’Ordine – dall’altro appare una semplificazione ingenerosa e fuorviante che non interpreta adeguatamente i dati a disposizione che, peraltro, sono stati forniti alla Regione proprio dai servizi sociali d’ambito. L’aspetto della denuncia all’autorità giudiziaria di fatti costituenti reato, o di situazioni a possibile rilevanza penale, investe una dimensione del lavoro sociale che bilancia costantemente funzioni di aiuto e di “controllo”. Il motivo per cui gli assistenti sociali si rivolgono alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni, o allo stesso Tribunale quando già aperta una procedura di tutela, risiede non solo in una consuetudine (in alcuni casi erronea, bisogna dirlo!), ma in un aspetto del lavoro di cura che si occupa contestualmente del maltrattato e del maltrattante. Che cerca di tutelare i più fragili e parimenti riabilitare funzioni genitoriali per evitare, laddove possibile, l’allontanamento dei bambini dal contesto familiare».

«Un lavoro che in gran parte dei casi argina lo sviluppo di ulteriori fattori di rischio e quindi previene più abietti episodi di violenza e maltrattamento. Se molte di quelle situazioni (fra i 47 minori seguiti ogni mille, indicati nei documenti regionali) non degenerano in fatti a rilevanza penale, è solo grazie al lavoro dei servizi sociali e della rete territoriale (Consultori, neuropsichiatria infantile, CSM, terzo settore) – prosegue De Robertis – E’ evidente che occorre sviluppare altre intese operative con la magistratura ordinaria e le forze dell’ordine nell’ambito del contrasto dei reati verso i minori, ad esempio per rendere compatibile l’azione investigativa e le indagini di polizia giudiziaria con le esigenze di protezione e tutela delle vittime, per disciplinare l’ausilio specialistico nelle audizioni di minorenni, per assicurare l’assistenza affettiva psicologica nei casi previsti. Non meno importante è individuare modalità tese ad evitare la cosiddetta “vittimizzazione secondaria”: ascolti ripetuti, perizie reiterate, allontanamenti cautelativi, tempi dilatati dei processi, divulgazione di informazione ai media. Sono temi importanti sui quali la comunità professionale e le istituzioni interessate devono trovare intese».

«Ad esempio, nella città di Andria – ha detto ancora De Robertis – che dal 2009 si è dotata di una equipe specialistica integrata, il Servizio sociale ha avviato uno scambio di riflessioni con la Procura di Trani, incrociando la professionale disponibilità della dott.ssa Mirella Conticelli, da cui si auspica possa scaturire un protocollo operativo che disciplini le azioni investigative e l’apporto di protezione e ausilio dei servizi sociali e psicologici. Resta da affrontare un altro aspetto del maltrattamento all’infanzia, ossia quello che si consuma nell’ambito delle separazioni altamente conflittuali, con figli ostaggio di adulti belligeranti e senza scrupoli, bambini alienati negli affetti e privati di diritti fondamentali. Situazioni che si consumano nei lunghi percorsi giudiziari e che, seppur palesi, quando non addirittura attestati da CTU, mai configurano capi di imputazione ex art. 572 c.p. (maltrattamenti contro familiari e conviventi). Eppure il maltrattamento psicologico nelle predette situazioni produce danni rilevanti al pari o addirittura maggiori del maltrattamento fisico. Anche questa è una “disattenzione” istituzionale che va colmata, definendo intese operative per rimettere al centro i diritti dei bambini».