Le prime, positive notizie circa la chiusura delle semestrali delle banche pugliesi, lascia ben sperare sul superamento dell’attuale impasse della compravendita del mercato azionario e della ripresa della fiducia da parte dei piccoli risparmiatori. Il miglioramento della performance commerciale e creditizia dei primi sei mesi del 2017 per istituti consolidati nel territorio quali la Banca Popolare di Puglia e Basilicata -ma stesso discorso potrebbe rapportarsi anche per Popolare di Bari e Popolare Pugliese-, dovrebbe portare il management ad alcune considerazioni ed una seria e profonda analisi sulle strategie future.

Infatti, secondo l’andamento dell’economia mondiale, a dieci anni dalla grande crisi finanziaria, pur prospettandosi per le nostre banche un lento ritorno allutile (credito deteriorato permettendo), è necessario procedere da subito all’eliminazione di quelle storture che impediscono il passaggio della governance dei nostri istituti di credito lucano-pugliesi, da una logica paternalistica baronale a scenari di efficientamento nel medio lungo periodo. Quando le nostre banche popolari hanno iniziato a lasciare il sostegno a famiglie e imprese, ricercando incorporazioni con altri istituti, con bilanci già compromessi, si è percorsa una espansione fittizzia, legata a meri disegni megalomani, che hanno minato quel legame fondamentale e profondo con la base societaria, fatta di piccoli azionisti, che hanno riversato buona parte dei loro risparmi nell’acquisto di azioni bancarie.

Oggi è tempo di razionalizzazioni, a cominciare dai consigli di amministrazione, che devono ridurre i propri componenti ed i propri compensi, considerata la situazione economica. Su quello che è il modello angolosassone, non è assolutamente pensabile che a fronte di passività conseguite, il management riceva ugualmente compensi per i rendiconti ottenuti. Avviare azioni di responsabilità verso gli amministratori infedeli è cosa necessaria e doverosa. Stessa cosa dicasi per il personale: prima ancora di parlare di tagli, perchè non ridurre le direzioni generali (per la Popolare di Puglia e Basilicata ve ne sono due mentre per la Popolare di Bari ben 4, distribuite in altrettante diverse regioni).

Che senso ha oggi avere filiali o agenzie duplicate nella stessa città, o locali troppo vasti (e per giunta anche questi in fitto), quando si va sempre più diffondendo l’internet banking? Perché scoraggiare l’entrata di fondi d’investimento stranieri o di banche internazionali solo per meri calcoli di numeri di posti in consigli di amministrazione, quando l’interesse degli azionisti sarebbe ben diverso, ovvero quello di una ottimizzazione degli investimenti compiuti? I risparmiatori, i comitati degli azionisti, i movimenti dei consumatori di Puglia e Basilicata stanno puntando ad entrare nei consigli di amministrazioni delle banche del territorio, al fine di rendere i nostri istituti di credito delle “case di vetro”, come più volte auspicato dalla Banca Europea e da numerosi progetti di legge che giacciono nelle varie commissioni parlamentari.

Il mondo creditizio italiano, dopo i casi di Montepaschi, di Veneto banca, attende una inversione di tendenza, nettamente a favore dei risparmiatori e dei piccoli azionisti. Ci auguriamo che le nostre banche inizino finalmente a guardare più i risparmiatori che i gruppi speculativi che nulla hanno a che vedere con la sana economia italiana, quella che negli anni ’60 faceva dell’Italia il paese al mondo con la più alta propensione al risparmio. Se non sapremo cambiare la rotta, modificando le azioni intraprese, allora saremo terra di conquista, in quanto non saremo riusciti a far riprendere la nostra economica, e dare un sano sviluppo ed una concreta occupazione alle forze sane di questo territorio.